Vuoi per il look ribelle e anti-conformista, vuoi per le idee anti-austerità, Yanis Varoufakis è già diventato un mito della sinistra europea. Al pari del Premier Alexis Tsipras, diventato il nuovo leader da emulare come lo sono stati Zapatero e Obama. L'ex Ministro greco si è dimesso a sorpresa lunedì scorso, nonostante il fatto che il Referendum indetto domenica abbia dato per lui un esito positivo. Ha infatti vinto quel No che rafforza il Governo di cui fa (meglio dire faceva) parte nei negoziati con l'Unione Europea. Ha giustificato la sua scelta dicendo che in questo modo aiuterà Tsipras dalle retrovie non essendo ben visto a Bruxelles.

Ma per altri doveva restare al suo posto e ha mostrato una certa irresponsabilità. Fatto sta che per lui si profila un bel futuro, al contrario della Grecia.

Chi è Yanis Varoufakis

Nato ad Atene il 24 marzo 1961, laureatosi in Matematica e Statistica consegue il dottorato in Economia all'Università dell'Essex. Già durante il dottorato aveva iniziato ad insegnare Economia ed Econometria, presso la stessa Università dove si è laureato e l'Università dell'Anglia Orientale. Nel 1988 trascorre un anno come fellow all'Università di Cambridge. Dal 1989 al 2000 è Senior Lecturer in economia presso l'Università di Sydney. Nel 2000 ritorna in Patria e occupa una cattedra come professore di Teoria Economica all'Università di Atene.

Proprio qui due anni dopo istituisce il programma di dottorato The University of Athens Doctoral Program in Economics (meglio conosciuto con l'acronimo di UADPhilEcon) che dirige fino al 2008. Da gennaio 2013 a gennaio 2015 insegna alla Lyndon B. Johnson School of Public Affairs dell'Università del Texas a Austin.

Cosa farà ora

Dunque un ottimo pedigree, sebbene in tanti, soprattutto le donne, sembrano apprezzarlo più per il suo modo anticonvenzionale di vestire. Raggiunge le conferenze istituzionali e non in moto, con tanto di giubbino di pelle, senza giacca e cravatta. Si è presentato così anche a Bruxelles, in barba ai canoni dettati dal contesto.

Ma per lui si profila un futuro d'oro, proprio perché è già diventato un simbolo, come detto nell'incipit, per tanti. Come anticipa Libero, l'economista marxista-leninista si darà ora a ben remunerati cicli di conferenze in giro per il mondo, un po' come fanno Tony Blair e Al Gore ad esempio. Dove parlano di crisi ambientale e fame nel mondo, con l'accusa però di intascare tanti dollari per farlo. E poi arriverà l'immancabile libro, che diventerà sicuramente best-seller mondiale, o quanto meno europeo. Capitalizzando dunque questa fama di anti-Merkel con un testo di memorie o consigli per gli adepti. Sperando magari di ripetere il caso del libro No Logo di Naomi Klein a inizio anni Duemila; scrittrice canadese diventata idolo e guru dei No Global allora nascenti, ma della quale oggi in pochi ricordano.

In attesa dei successi che lo aspettano, ha lasciato una patata molto bollente a Euclid Tsakalotos, più moderato e meno anticonvenzionale di lui. Speriamo che porti i greci fuori dai guai.