Dopo gli endorsement di Obama e del Financial Times a favore del Sì al referendum costituzionale, ecco arrivare la risposta del fronte del No della stampa estera. L’economist, rinomato giornale britannico, ha pubblicato l’articolo dal titolo Why Italy should vote no in its referendum. Secondo il quotidiano d’oltremanica, Renzi avrebbe gettato via due anni per la sua riforma costituzionale, ma sarebbe stato meglio aver pensato a quelle riforme strutturali che mancano all’Italia e che da sempre chiede l’Europa. Come ad esempio, riporta l’Economist, quelle sulla magistratura e sul sistema scolastico italiano.

La rivisitazione della Costituzione non sembra essere la panacea che guarirebbe l’Italia dalla sua patologia anti riformista.

Lo scenario in cui versa l’Italia, analizza l’Economist, è preoccupante nel contesto europeo, con un reddito pro capite che non cresce da quindici anni, un debito pubblico che rimane ancora il secondo di tutta l’Eurozona, un mercato del lavoro scombinato e un sistema bancario che si ritrova colmo di crediti difficilmente riscuotibili. La fine del bicameralismo perfetto sarebbe una soluzione giusta per la paralisi in cui versa l’Italia, sostiene l’Economist, ma il problema della riforma voluta da Renzi sta nelle modalità scelte per arrivare a questo obiettivo. Modalità contrarie ai principi di un paese democratico.

Il Senato non sarebbe più eletto ma diventerebbe, anzi, rappresentanza di membri di Regioni e autonomie locali, ovvero la classe più corrotta della politica italiana, che nel Senato troverebbe riparo dall’azione giudiziaria.

Altra questione sottolineata dal giornale è quella relativa al potere degli esecutivi. La riforma voluta da Renzi vorrebbe garantire più libertà di manovra al governo, tuttavia questo non sarebbe garanzia di una buona capacità riformista, come evidenzia il caso Francia.

La politica francese si fonda su un deciso sistema presidenziale ma, come l’Italia, non riesce a garantire le riforme necessarie, manifestando lo stesso difetto riscontrato nel nostro paese. Inoltre, il problema dell’Italia non è da ricercare nella carenza legislativa. La produzione di leggi nel nostro paese è equiparabile a quella di molti altri paesi europei.

Nell’articolo dell’Economist si analizza anche un possibile scenario futuro in cui dovesse vincere il Sì e non si nasconde la preoccupazione che un risultato del genere possa, paradossalmente, aprire la strada ad una vittoria del M5S alle prossime politiche. Un movimento che il giornale britannico definisce ‘scombussolato’ e la cui vittoria è vista come preoccupante da molti italiani e da parte dell’Europa.