Qualcosa si muove nel martoriato territorio siriano. Una tregua non facile, forse si rivelerà fragile come le precedenti ma ad ogni modo il recente summit tra Mosca ed Ankara ha prodotto un risultato concreto. L'intesa tra Russia e Turchia, quest'ultima 'promossa' a nuovo partner del Cremlino per la delicata questione siriana, ha prodotto tre documenti siglati tanto dal governo di Damasco quanto dai ribelli "moderati". Il primo riguarda il 'cessate il fuoco' tra le parti belligeranti mentre il secondo contiene "un pacchetto di misure per la gestione della tregua".

Nel terzo documento c'è la disponibilità di entrambi i fronti ad avviare i colloqui di pace. Intanto, nel giorno in cui viene ufficializzata l'intesa, il presidente siriano Bashar al-Assad ha concesso un'intervista ai media italiani.

'Un evento a lungo atteso'

"Si tratta di un evento che abbiamo atteso per lungo tempo ma sul quale abbiamo lavorato duramente per renderlo possibile". Lo ha detto Vladimir Putin, secondo quanto riportato dall'agenzia Tass. Il presidente russo ha sottolineato quanto "questi accordi possano rivelarsi fragili e, pertanto, richiederanno attenzione, pazienza ed un atteggiamento professionale". Perché ovviamente non tutte le forze che combattono in Siria sono incluse in questa tregua che lascia fuori, di fatto, non solo l'Isis e l'ex Fronte Al Nusra ma anche i miliziani dell'Ypg.

I curdi in questione sono considerati da Ankara alla stregua dei terroristi ma si tratta, nel contempo, di fedeli alleati degli Stati Uniti. Un nodo certamente difficile da sciogliere. C'è da aggiungere, inoltre, che anche l'opposizione moderata che lo ha sottoscritto ha però accolto questo accordo con prudenza. C'è sfiducia, da una parte e dall'altra, e dopo oltre cinque anni di guerra civile è più che comprensibile.

L'intervista ad Assad

"La guerra in Siria terminerà nel momento in cui saranno eliminati tutti i terroristi". Lo ha detto Bashar al-Assad, intervistato dai microfoni di News Mediaset. "Purtroppo i terroristi godono ancora di supporto esterno di altri Paesi come il Qatar e l'Arabia Saudita ma anche di molti Paesi occidentali".

Tra gli argomenti dell'intervista anche le tante vittime civili del conflitto e lo Stato Islamico. Riguardo al dramma della popolazione, il presidente siriano ha parlato di "famiglie distrutte" e di "un dolore che non avrà mai fine". "Credo - ha aggiunto - che l'unica via possa essere che tutti ci perdoniamo a vicenda". Un perdono che, ovviamente, non include le forze estremiste. E qui Assad torna su quella che, a suo avviso, è la radice del problema. "La priorità di molti governi occidentali non è la lotta al terrorismo ma usare i terroristi per cambiare i governi non graditi. Questo spiega perché i terroristi siano ancora in grado di colpire in Europa, perché non si è fatto nulla di concreto per combatterli".

Sulla prossima presidenza degli Stati Uniti, Bashar al-Assad mantiene un cauto ottimismo. "Bisogna vedere come reagiranno le lobbies americane e come Donald Trump si relazionerà con loro. Lui afferma di voler migliorare i rapporti con la Russia, se questo fosse vero tante nazioni, inclusa la Siria, potrebbero beneficiarne. Allo stesso modo afferma che la sua priorità è la lotta al terrorismo: credo possa essere un punto di partenza per risolvere davvero il problema".