Da fonti di Bloomberg e del Guardian sembra effettivamente in atto una discussione tra il governo cinese e le tre grandi compagnie telefoniche presenti sul territorio - China Unicom, China Mobile e China Telecom - al fine di interrompere e bloccare tutti i vpn presenti sul mercato cinese.Questo è per evitare che il Great Firewall of China (così denominato per via del gioco di parole con la muraglia cinese) possa essere superato in particolar modo da cittadini cinesi. Che l'accesso a siti e social censurati in Cina sia da sempre stato fonte di preoccupazione per il partito comunista al potere è sotto gli occhi di tutti: ogni lasso specifico di tempo, un servizio vpn veniva del tutto eliminato e ne nascevano altri.

Simile è la situazione, in occidente, dei siti in cui si ottengono torrent. I servizi maggioritari vengono chiusi dalle autorità ogni determinato periodo e ne nascono altri, in un continuo circolo.

Che cosa prevede il nuovo bando?

Il nuovo bando del governo cinese prevede la chiusura di tutti i vpn individuali dal 1° febbraio 2018. Ancora non si comprende bene quale sarà la legislazione per quanto riguarda in particolar modo multinazionali e scienziati, in quanto soprattutto per le multinazionali è probabile che ci saranno permessi speciali. Il governo cinese non vuole ovviamente spaventare gli investitori. Ancora non chiara la posizione per ricercatori e scienziati che, venuti a conoscenza della direttiva, hanno già "sbattuto i piedi" e si sono fortemente lamentati.

Perché il partito ha proposto questo ban?

Il partito ha proposto quest ban per lo stesso motivo per cui è stata proposta la cibersecurity law che ha fatto recentemente molto scalpore, eliminando da internet in Cina qualsiasi articolo di critica al governo ma anche contenuti come quelli lgbt. Xi Jinping ha parlato di "Cyber sovereignty", ovvero "sovranità cibernetica", per indicare il fatto che con le sue riforme vuole che internet e i nuovi media siano completamente controllati dal partito al fine di evitare influenze straniere.

Questa vicenda e quella di Liu Xiaobo lasciano due riflessioni inevitabili: Xi Jinping teme ancora profondamente (non sappiamo se per paranoie esagerate, per provvidenza o a buona ragione) per la sua posizione politica in Cina e soprattutto il partito teme profondamente l'influenza straniera, che ha lasciato una ferita tale nel mondo cinese che ancora oggi i suoi effetti sono chiari.

Xiao Qiang, professore associato con la California university specializzato nella censura cinese, spiega che "si tratta di un grande sforzo politico e riguarda le varie fazioni (anche nello stesso partito, ndr) che usano internet come il loro campo di battaglia".

I vpn erano tollerati precedentemente. Perché?

In precedenza i vpn venivano tollerati perché si trovavano ancora in una grey area legalmente parlando. Sicuramente a farne uso è una parte piccolissima della popolazione, in particolar modo nelle università, nei siti dove studiano stranieri e negli ambienti di studio e sviluppo. Le nuove riforme di Jinping, tra le quali il blocco vpn, la cybersecurity law e la riforma giudiziaria, vogliono fare il punto della situazione in un momento di grandi variazioni e cambiamenti per la Cina, sempre meno povera e in grande sviluppo.

Xi vuole del tutto potenziare e affermare la sua posizione predominante in Cina e questa e le altre riforme possono aiutare particolarmente a questo scopo.

Intanto non mancano le voci discordanti, tra cui quella dell'ex chief del colosso informatico cinese Baidu, Kaiser Kuo, che commenta sprezzante: "Se sono tanto legati alla sicurezza e alla stabilità in Cina, dovrebbero lasciar aperti i vpn. Il numero di persone che utilizza il vpn in Cina è davvero piccolo ma ha molte voce in capitolo, e dubito che accetteranno questa direttiva abbassando la testa. Avrà un brutto effetto per il partito. Prevedo tempi oscuri".