Il direttore del Fatto Quotidiano Marco travaglio, dato per politicamente e culturalmente molto vicino alle posizioni del M5S, dice la sua sulle nuove regole che il Movimento fondato da Beppe Grillo ha deciso di imporsi. E lo fa con il consueto editoriale pubblicato oggi, 2 gennaio, sulla prima pagina del suo quotidiano. Travaglio vede luci e ombre nel nuovo Statuto e nel nuovo Codice Etico, mettendo in fila in 10 punti gli aspetti positivi e quelli, a suo modo di vedere, negativi. Tra gli spunti di riflessione offerti da Travaglio spicca, senza dubbio, la constatazione del fatto che sia “finalmente” caduto, parole testuali, il “divieto di stringere alleanze”.

Travaglio felice per il cambio di rotta M5S sulle alleanze

Anche se per la maggior parte della base M5S quella parola è peggio dell’aglio per Dracula, Marco Travaglio parla proprio di “alleanze” per fare riferimento ad una delle nuove regole del Movimento, annunciate a più riprese dal leader Luigi Di Maio. Travaglio accoglie con un inequivocabile “finalmente” quella che lui stesso definisce come la caduta del “divieto di stringere alleanze” di cui, ricorda, la sola proposta in passato era costata addirittura l’espulsione ad alcuni iscritti. Per il direttore del Fatto si può “chiamare come si vuole” il possibile scenario che vede Di Maio impegnato ad ottenere l’incarico di formare l’eventuale governo pentatellato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Ma sempre di alleanze si tratterà perché, precisa, il fatto di dover “cercare intese programmatiche” con le altre forze politiche presenti in parlamento, si configura, appunto, come una ricerca di alleanze, perché nessuno sarebbe disposto a votare una fiducia ‘in bianco’ all’esecutivo Di Maio senza una contropartita. E il voto di fiducia, conclude Travaglio, è obbligatorio per legge.

Travaglio e le altre novità M5S

Oltre al capitolo “alleanze”, Travaglio valuta positivamente l’apertura delle liste M5S, solo nei collegi uninominali, a personalità competenti e rispettabili provenienti dalla società civile e non necessariamente iscritte al Movimento. Anche se “nominati dall’alto” da Grillo e Di Maio, il peso dei nuovi arrivati bilancerebbe la possibile “Armata Brancaleone” dei candidati votati ed eletti online.

Male, invece, l’imposizione di un “vincolo di mandato” ai propri iscritti perché, giusto o meno che sia, resta vietato espressamente dall’articolo 67 della Costituzione. Meglio punire gli eventuali “voltagabbana” con la decadenza da parlamentare. Stesso discorso per la multa da 100mila euro e le dimissioni imposte ai parlamentari espulsi che potrebbero facilmente appellarsi al suddetto articolo 67. Bene, invece, il divieto per i parlamentari M5S di conferire incarichi a parenti o amici, si eviterà così il triste fenomeno del “nepotismo”. Benissimo la rendicontazione delle spese sostenute e la devoluzione al fondo per il microcredito di parte degli emolumenti degli onorevoli. Positiva, infine, anche la valutazione di Travaglio sul fatto che non basterà più un semplice avviso di garanzia per essere espulsi. Bisognerà valutare caso per caso, indipendentemente dalle pendenze penali.