Come farà il M5S a trovare una maggioranza in parlamento che gli consenta di dare vita al primo governo pentastellato della storia della Repubblica italiana? Per prima cosa il Movimento fondato da Beppe Grillo dovrà confermare i sondaggi che lo danno come primo partito. Ma questo non potrebbe bastare, neanche se il candidato premier, Luigi Di Maio, dovesse riuscire a superare il tetto del 40% dei consensi. Ecco allora che il leader pentastellato, intervistato da Luca De Carolis per il Fatto Quotidiano, delinea la sua strategia per riuscire a formare un governo: “appello a tutti i partiti£ dopo il voto di marzo e apertura di un “tavolo di intesa sui programmi”.

Come farà Di Maio a portare al governo il M5S?

Per prima cosa, Luigi Di Maio si dice convinto che il M5S potrebbe raggiungere quota 40% dei consensi alle prossime elezioni politiche. Cifra che, da sola, sarebbe secondo lui sufficiente per formare il primo governo M5S della storia italiana. Il precedente bene augurante è quello della Sicilia, dove alle recenti elezioni regionali il candidato pentastellato Giancarlo Cancelleri ha raggiunto il 35% dei consensi (con il Movimento fermo al 27%). Comunque sia, Di Maio annuncia di essere pronto a “costruire un governo seguendo la prassi costituzionale”. Dove per ‘prassi costituzionale’ si intende lanciare “un appello a tutti i partiti” appena chiuse le urne elettorali e proporre “un tavolo per un’intesa sui programmi” ma, aggiunge il candidato premier pentastellato, “senza scambi di poltrone” perché verranno condotte “trattative pubbliche e trasparenti”.

Insomma, Di Maio conferma la necessaria ricerca di un accordo post voto con gli altri partiti, anche se la parola accordo fa venire l’orticaria alla maggioranza della base M5S.

Niente colloqui prima del voto

Se si dovesse giungere a un accordo di governo con qualche altra forza politica, conferma Di Maio, la delegazione pentastellata salirebbe al Quirinale per le consultazioni con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Comunque sia, nessuna apertura a colloqui prima del voto di marzo perché la legge elettorale Rosatellum spinge a soppesare prima la forza delle percentuali con cui i singoli partiti politici usciranno dalle urne.

Frenata su un eventuale accordo con la sinistra di Grasso

Alla domanda del giornalista su una possibile apertura di un tavolo di trattativa prima delle elezioni con Liberi e Uguali, il partito della sinistra guidato da Grasso, Di Maio risponde secco: “Consiglierei di andare piano con questo innamoramento per Pietro Grasso”.

Anche in questo caso è una questione di cifre, di numeri che l’ex magistrato riuscirà ad ottenere. L’intenzione del vice presidente della Camera, comunque, è quella di “dare stabilità al Paese”. Ecco perché, prima delle elezioni di marzo, il M5S presenterà quella che Di Maio definisce “una squadra di ministri di ampio respiro, aperta a tutte le sensibilità dei cittadini”. Ma, si badi bene, non dei ministri ‘tecnici’ che ricordano molto la negativa esperienza del governo Monti, ma “persone competenti e sensibili” provenienti anche dall’esterno del M5S.