Una delle più importanti sfide del ventunesimo secolo è la lotta contro lobesità, poiché questa è considerata il maggior fattore di rischio per la comparsa di diabete di tipo 2, malattie cardiovascolari e vari tipi di cancro.

Esiste una relazione tra obesità, diabete di tipo 2 e composizione del microbiota (flora batterica intestinale), come riportato dai ricercatori del Sanger Institute, Wellcome Trust Genome Campus, Cambridge (Gran Bretagna) nel novembre 2017 sulla rivista Nature Reviews Microbiology.

Il profilo del microbiota intestinale è stato caratterizzato in soggetti obesi, magri e obesi sottoposti a chirurgia bariatrica (sleeve gastrectomy) per perdere peso.

Mediante sequenziamento del genoma batterico, contenuto in 257 campioni fecali degli individui, è stato osservato che i pazienti magri hanno una concentrazione elevata della specie Bacteroides, in particolare thetaiotaomicron. I soggetti obesi, invece, presentano un rapporto Bacteroidetes\Firmicutes più basso, suggerendo una disbiosi microbica (alterazione della flora batterica) tale da produrre fattori proinfiammatori; in quelli sottoposti a chirurgia per perdere peso è stato riscontrato, infine, un ripristino dell’equilibrio del microbioma intestinale ed un metabolismo ossidativo simile a quello dei soggetti magri.

In 800 individui con diabete di tipo 2 sono stati determinati, invece, bassi livelli dei batteri Roseburia inulinivorans, Eubacterium eligens, Bacteroides vulgatus e Akkermansia muciniphila.

La ricerca sta indagando, dunque, sulla tipizzazione della flora batterica in soggetti sani o con diverse malattie, con lo scopo di identificare una terapia alimentare (dieta e probiotici) sempre più mirata ed efficace.

Formazione e modulazione del microbiota

Gli studi sperimentali e clinici hanno rivelato che il microbiota intestinale (batteri, funghi e virus) colonizza il nostro tratto gastroenterico ed interagisce con il sistema neuro-immuno-endocrino.

Solo l’1% dei nostri geni viene trasmesso dai genitori, il restante 99% viene acquisito alla nascita, durante il parto e l’allattamento mediante l’acquisizione del microbioma (genoma del microbiota che si trova soprattutto nel colon).

Dagli studi condotti presso il National Institute of Health (Stati Uniti), allo scopo di precisare i microrganismi ed il rapporto con la Salute e le malattie umane (progetto Microbioma umano), è emerso che il microbiota o microbioma si trasforma in base ai fattori ambientali (in primis l’alimentazione) e impatta sulla salute dell’individuo

Microbiota e obesità

Il microbiota in disbiosi (squilibrio) può contribuire all’obesità, perché è coinvolto nell’estrazione dell’energia dagli alimenti ingeriti, influenza il metabolismo glico-lipidico dell’ospite e incide sulla risposta alla dieta.

Alcuni microbi intervengono nella fermentazione dei polisaccaridi complessi (carboidrati della dieta) e possono aumentare l’assorbimento di glucosio, stimolare la lipogenesi (sintesi dei grassi), alterare la permeabilità della barriera intestinale e la risposta immunitaria.

Contribuiscono, dunque, ad uno stato di infiammazione cronica sistemica ed allo stato di insulinoresistenza nel soggetto obeso.