Si stima che, attualmente, circa il 25% della popolazione assuma regolarmente semi oleosi (noci, mandorle, arachidi, nocciole, semi di zucca, semi di girasole, pistacchi, pinoli), presentando meno eventi cardiovascolari indesiderati rispetto a coloro che ne fanno un uso minore.

ll consumo giornaliero di pistacchi ha evidenziato, in diversi studi condotti su soggetti insulino resistenti, prediabetici e con diabete di tipo 2, la riduzione del colesterolo e del glucosio, in contemporanea alla durata dell’assunzione dei semi.

I pistacchi, come altri semi oleosi, hanno un alto quantitativo di fibre, sali minerali (calcio, fosforo, potassio, magnesio, ferro, manganese, selenio, zinco), vitamine (E, A, B1, B2, B6), acidi grassi polinsaturi omega 3; ma, in particolare, spiccano per il quantitativo di vitamine A, B6, C e luteina-zeaxantina, che hanno una potente azione antiossidante e antinfiammatoria nel controllo del metabolismo lipidico e della glicemia.

Il lavoro è stato pubblicato dai ricercatori del Dipartimento di Scienze Biologiche, Chimiche e Farmaceutiche e Tecnologie dell’Università di Palermo, sulla rivista Natural Product Research nel dicembre 2017.

Pistacchi e altri semi oleosi

L’inserimento quotidiano di semi oleosi, nel complesso di determinati interventi nutrizionali come il metodo mediterraneo, il DASH (Dietary Approach to Stop Hypertension), il vegetariano, il vegano, con basso contenuto di carboidrati, è risultato efficace nel contrastare malattie dismetaboliche come diabete e ipercolesterolemia.

L’azione si esplica grazie al contenuto di vitamine, sali minerali, acidi grassi polinsaturi, capaci di combattere i radicali liberi e difendere il sistema immunitario, gli occhi e la pelle.

Nonostante l’elevato apporto di lipidi, i semi oleosi sono un’ottima fonte di proteine vegetali da utilizzare come alternativa alle proteine animali (carne o pesce): 32% di proteine nei pinoli (ossia 32 gr di proteine in 100 gr di pinoli), 29% nelle noccioline, 24% nelle noci, 22% nelle mandorle, 18% nei pistacchi. Al confronto, carne e pesce hanno il 15/20% di proteine.

Studi clinici

Soggetti con diabete di tipo 2, di età compresa tra i 30 e i 75 anni di età, hanno ricevuto una dieta contenente tra 59 e 128 gr di pistacchi al giorno, per 4 settimane: metà della dose giornaliera era introdotta nei pasti principali, l’altra metà come snack.

I campioni di sangue, raccolti a digiuno, al termine della dieta dimostravano livelli più bassi di fruttosamina (marker della concentrazione della glicemia nei 10-20 giorni precedenti al prelievo), colesterolo, trigliceridi e citochine infiammatorie (TNF, IL6, proteina C) rispetto alla dieta di controllo priva di pistacchi; mentre l’emoglobina glicata (marker della glicemia negli ultimi 2-3 mesi) era simile in entrambi i trattamenti.

In un altro studio su soggetti diabetici riceventi 25 gr di pistacchi al giorno per 3 mesi, veniva osservata una marcata diminuzione del glucosio a digiuno e dell’emoglobina glicata.

Negli adulti insulino resistenti o in prediabete, un quantitativo di 57 gr di pistacchi al giorno, per 4 mesi, abbatteva i livelli di glucosio e insulina a digiuno e l’indice HOMA (marker dell’insulino resistenza), così come l’espressione dei geni della citochina proinfiammatoria IL6 nei linfociti.