Negli ultimi giorni non si parla d'altro se non della seu, ossia la Sindrome emolitico-uremica. L'attenzione su tale malattia rara e potenzialmente letale è stata spostata in seguito a quel che è accaduto alla piccola Carlotta Trevisan, morta sabato 30 dicembre dopo una degenza lunga 4 mesi. La bambina di 9 anni aveva contratto il batterio killer durante una gita con la parrocchia del paese ed è stata subito ricoverata all'ospedale di Padova: in seguito ad un generale aggravamento, che l'ha portata anche alla paralisi, non ce l'ha fatta. Molti genitori, vedendo cosa le è successo, si sono allarmati e per questo motivo è bene fare chiarezza su cosa è in realtà la Seu.

Cos'è la sindrome emolitico-uremica (Seu)

Nota anche con gli acronimi di Seu e Hus, la sindrome emolitico-uremica è una patologia piuttosto rara che colpisce il sangue e i reni, portando ad alcuni aggravanti come la trombocitopenia e l'insufficienza renale acuta. Si può manifestare in due forme: vi è quella cosiddetta tipica, la quale coinvolge prevalentemente l'apparato gastro-intestinale; e quella atipica, dovuta per lo più ad alterazioni genetiche con effetti che possono presentarsi anche a distanza di molto tempo e nei DNA dei discendenti. Individuare sin da subito che si tratta di Seu è piuttosto difficile, in quanto nella fenomenologia più diffusa si presenta inizialmente con i classici sintomi da disturbi intestinali: vomito, diarrea, sonnolenza e dolori addominali.

In seguito, a seconda anche della tipologia della sindrome, tali sintomi possono tramutarsi in anemia, convulsioni, confusione, strabismo e addirittura in serie complicanze ai reni. Ad oggi è stata registrata una casistica di morti compresa tra il 5 e il 10%. Sempre su dati statistici, è stata individuata come fascia maggiormente a rischio quella che va dai 2 anni fino all'adolescenza.

Sintomi e contagio della Seu

La sindrome emolitico-uremica si verifica in seguito alla contrazione di una infezione intestinale batterica da parte dei ceppi di Escherichia coli (STEC). Solitamente tale batterio può introdursi nel corpo umano mediante il contatto con animali infetti e le loro feci; una forma di contagio piuttosto diffusa è infatti il circuito oro-fecale.

Nel caso in cui si assumano cibi infetti, il batterio entrerà nell'organismo attivando la produzione di vero-citotossina (VT) o Shiga-tossina (Stx). Il micro-organismo porterà a fenomeni di carattere gastro-intestinale, come vomito e diarrea. Di solito, il suo normale decorso è pari a 5-10 giorni, ma una percentuale di bambini al di sotto dei 5 anni che va dal 2 al 7% incontra delle complicanze lungo la guarigione che portano la trasformazione dell'infezione nella sindrome emolitico-uremica. La mortalità è stimata tra i 5 e il 10%, ma molti soggetti che sono riusciti a reprimerla hanno dovuto sottoporsi alla dialisi, in seguito ai gravi danni riportati all'apparato urinario e, nello specifico, ai reni.

Accanto all'insufficienza renale acuta, gli altri sintomi della Seu sono l'ematuria (sangue nelle urine), l'anemia emolitica microangiopatica e persino diversi danni di carattere cerebrale. Le scoperte in ambito medico hanno permesso di mettere a punto una terapia aggressiva, che consente di reprimere il batterio nel 90% dei casi, mentre nel restante 10% il soggetto convoglia in uno stadio terminale.