Dall'Inps arrivano cattive notizie per i lavoratori. La busta paga di settembre verrà appesantita di una nuova voce, che peserà dello 0,50% sull'importo della retribuzione. Lo si viene ad apprendere dalla circolare n° 100, che chiama in causa una legge risalente alla Riforma Fornero. In particolare, il riferimento è al dispositivo normativo n° 92 del 28 giugno 2012, che all'articolo 3 prevede di assicurare l'integrazione salariale anche ai lavoratori dipendenti operanti in imprese non coperte dalla normativa sulla cassa integrazione salariale.

Lo scopo del contributo di solidarietà: a favore del sostegno al reddito

La nuova norma servirebbe a fornire un reddito integrativo a chi non risulta coperto dal welfare ordinario, cioè per tutti coloro che si dovessero trovare senza lavoro in tutte quelle imprese dove non può arrivare la copertura della cassa integrazione ordinaria.

A differenza di quest'ultima però, le mensilità garantite saranno inferiori, perché l'assegno è ricevibile solo per un trimestre (con proroga in casi eccezionali fino a tre trimestri consecutivi). Nella pratica, le risorse reperite andranno ad alimentare un fondo che sostituirà l'attuale cassa integrazione in deroga, perché cesserà di esistere entro i prossimi 36 mesi.

Come funziona il meccanismo di pagamento del contributo di solidarietà

Il meccanismo di applicazione del contributo da versare al fondo di solidarietà prevede che a pagare lo 0.50% della retribuzione sia per 1/3 il lavoratore dipendente e per i restanti 2/3 il datore di lavoro. Dalla busta paga di questo mese saranno però sottratti anche i contributi relativi alle mensilità precedenti fino a risalire all'inizio del 2014.

A partire dal contributo di giugno sarà applicata anche una mora dell'1% sulle mensilità rimaste in arretrato. Nonostante il lodevole scopo cui si prefigge l'iniziativa, resta il fatto che il nuovo balzello si applica alle buste paga in un momento di grave recessione e proprio mentre continuano ad arrivare notizie preoccupanti dall'economia. È solo di ieri, ad esempio, la conferma che il rinnovo dei contratti dei dipendenti pubblici resterà bloccato anche nel 2015.