La salvezza del nostro pianeta non dipende dalla capacità di affrontare invasioni aliene o di resistere a devastanti catastrofi, ma più semplicemente dal cambiamento delle nostre abitudini alimentari, in modo particolare per quanto riguarda il consumo di carne rossa. E' quanto emerge da un rapporto del Worldwatch Institute che analizza i costi ambientali della produzione di carne nel mondo.
ll Rapporto del Worldwatch Institute
Proiettando l'incremento del consumo di carne nel mondo, passato da 50 milioni di tonnellate nel 1950 a 280 milioni nel 2013, considerando il crescente tenore di vita in parti importanti del pianeta come la Cina, si calcola che 3 miliardi di persone stanno diventando consumatori di carne.
Il dato si evidenzia un tutta la sua drammaticità nel momento in cui si prendono in considerazione gli impressionanti fabbisogni della produzione di carne: produrre un chilo di carne richiede 15 mila 500 litri d'acqua, la stessa quantità necessaria per produrre 12 chili di grano o 118 chili di carote. In pratica un terzo dell'acqua dolce esistente sul pianeta. Stesse proporzioni per quanto riguarda la produzione mondiale di cereali (grano, segale, soia, avena e mais), dove il 40 per cento della produzione mondiale è destinato all'allevamento di bestiame, impegnando un terzo delle terre coltivate disponibili. Entro il 2050, quando la popolazione mondiale raggiungerà i 9,6 miliardi, ci darà bisogno di oltre il 40 per cento di terre coltivate in più, che dovranno per forza di cose derivare da massicce deforestazioni.
Al consumo di risorse non infinite come acqua e terra, si somma il danno ambientale, dal momento che il 51 per cento delle emissioni di gas serra viene dagli allevamenti di bestiame. Il costo stimato per combattere l'inquinamento prodotto dagli allevamenti in Europa è stato stimato in 320 miliardi di euro l'anno. Cifra che arriva a 3 miliardi nel caso della Cina che, da sola, produce quasi la metà della carne suina a livello mondiale.
Questi i consumi per produrre 1 kg di carne rossa:
- 20 metri quadrati di foresta
- 15.500 litri di acqua
- 15,5 kg di anidride carbonica (come guidare un'auto per 3 ore)
- 15 kg di cereali (mentre un miliardo di persone soffre la fame)
Ultimo argomento che secondo la ricerca dovrebbe spingerci a consumare meno carne è il massiccio utilizzo di antibiotici, impiegati negli allevamenti per accelerare la crescita degli animali e combattere i possibili focolai di malattia.
Nel 2011, negli Stati Uniti, sono stati consumati per gli animali antibiotici in quantità quattro volte superiore a quelli utilizzati per l'uomo: 13,6 tonnellate contro 3,5.
La salvezza del Pianeta: diventare 'demitarian'
La soluzione alla minaccia che le nostre abitudini alimentari stanno portando al pianeta è contenuta in uno studio dell'ONU, che invita le popolazioni dei paesi sviluppati a dimezzare la quantità di carne consumata (attualmente stimata in 40 chili l'anno). Il professor Mark Sutton, redattore del rapporto, ha coniato la parola "demitarian" per indicare il regime alimentare che potrebbe evitare la deriva del pianeta. Una proposta che, per la gioia degli animalisti, potrebbe essere il primo passo per diventare vegetariani o vegani, portando a una serie di effetti collaterali positivi: alimentazione più sana, migliore qualità dell'aria, minori consumi di acqua, razionalizzazione dell'uso dell'energia e della produzione di cibo. Per non parlare dell'impatto positivo sull'Ambiente, sulla Salute e sul Benessere degli animali.