La conferenza di Parigi si è aperta il 30 novembre per discutere del clima mondiale che sta cambiando in modo incontrastato preannunciando effetti disastrosi che solo oggi possono essere inimmaginabili. Prima però tutti i leader a raccolta hanno parlato di Isis, che in seguito agli attentati è stato un atto doveroso coinvolgendo tutti i Paesi che hanno subito il terrorismo o che lo vedono nascere nella propria terra. Il presidente americano Barack Obama ha incontrato ieri il presidente turco Erdogan per parlare degli attentati l’ultimo dei quali è stato quello di ieri alla metro di Istambulche ha diffuso in maniera capillare la paura.
Unire le forze per combattere lo stesso male
I due leader si sono incontratiin una conferenza aperta in cui hanno messo da parte tutte le rivalità che hanno visto più volte i due governi agli estremi opposti. Ora essi manifestano la volontà di unirsi nella lotta al terrorismo. Il premier turco, che sta ricevendo la corte dell’Europa per entrare nell’unione, si è dimostrato pronto a collaborare facendo un passo indietro nella vicenda del jet russo. Se l’Isis è il male da sconfiggere, l’alleanza tra Turchia e Stati Uniti è la forza del bene che accosta il mondo cattolico a quello musulmano. Entrambi danno un segno di dialogo dimostrandosi forze amiche che stimolano a un reciproco scambio tra i fedeli delle due religioni nella lotta al terrorismo che può essere sconfitto solo con la collaborazione tra occidente e medio-oriente.I due capi di stato si sono quindi occupati del cambiamento climatico che fra qualche anno, se le temperature non verranno contenute entro un’escursione di 2 gradi, potrebbe avere conseguenze devastanti portando alla scomparsa di intere aree dovuta all’innalzamento dei mari.
Essi hanno dato la propria parola per una collaborazione a non far ripetere gli errori del passato.
Africa e cambiamenti climatici
L’Africa è un continente, che con i giusti accorgimenti può fare molto bene. “Sono ottimista, ce la faremo” così si esprime Obama che dimostra il suo impegno per la causa africana. La lotta al riscaldamento terrestre, continua, “è ormai un imperativo economico e di sicurezza che non possiamo più rinviare, perché se la temperatura dovesse continuare a salire al ritmo attuale dovremmo destinare sempre più risorse finanziarie e militari per adattarci alle conseguenze”.
In Africa bisogna evitare di commettere gli errori delle aziende Europee e di altri Stati già sviluppati che inquinanopiù del giusto. Le nuove industrie africane dovrebbero essere costruite già a norma con le direttive di inquinamento mondiale per non ripetere gli stessi errori che stanno alterando a dismisura il clima mondiale consentendo una crescita lineare.
Alla Cop21, la giornata di ieri è stata caratterizzata dal vertice sull’Africa, dove oltre 700 milioni di persone (sette abitanti su dieci) non hanno ancora accesso all’elettricità.
Siamo noi la causa del nostro problema?
La Banca mondiale ha presentato un piano da 16 miliardi di dollari, entro il 2020, per finanziare alcuni interventi prioritari, dalla produzione di energia rinnovabile (in particolare il solare) alla difesa delle zone agricole. La Francia, ha annunciato il presidente francese François Hollande, parteciperà con un contributo di due miliardi, raddoppiando quello medio degli ultimi anni. L’Africa è un paese in crescita come dimostra il suo pil che aumenta di anno in anno. Questo lo hanno capito solo sparute aziende Internazionali come la BMW che ha deciso di costruire un’industria in Africa puntando sul futuro, contrariamente ai rivali che continuano a essere sulla cresta dell’onda vista la caratura maggiore dei loro veicoli che li fanno essere più apprezzati a livello internazionale.
La lotta al cambiamento climatico molti la evitano perché la considerano come un problema troppo avanti nel tempo per essere una propria causa. Il pericolo è quello di superare la soglia del riscaldamento diventando la causa del nostro stesso problema.