Non si conoscono ancora i dettagli di quanto è successo ieri alla metropolitana di Istanbul. Cinque persone sono rimaste ferite dopo l’esplosione di una bomba nel distretto Bayrampasa della città turca. Il sindaco del municipio, Atilla Aydiner, ha detto alla tvAHaber che la bomba è di fabbricazione artigianale e che le indagini sono ancora in corso. Il governatore di Istanbul, Vasip Sahin, aveva detto che non si conoscevano ancora le cause. Secondo il quotidiano turco Yeni Safak, l’esplosione è avvenuta in una carrozza del treno e le personesono state prontamente evacuate.

La Turchia è in stato di allerta dopo i due attentati suicidi ad Ankara lo scorso ottobre che sono stati attribuiti allo Stato Islamico.

Il sostegno delle Nazioni Unite

Le Nazioni Unite hanno dichiarato pieno sostegno alla Turchia dopo l’abbattimento dell’aereo di combattimento russo lo scorso 24 novembre. Ma l’organizzazione ha lanciato un appello per calmare le tensioni con la Russia. Un portavoce dell’Onu, Jens Stoltenberg, ha letto un comunicato nel quale si promuovono tutti i contatti tra Mosca e Ankara e si riconosce il diritto della Turchia a difendersi. Al presidente russo Vladimir Putin, invece, si chiede di svolgere “un ruolo più costruttivo” nella guerra contro lo Stato Islamico. È necessario concentrarsi sulla lotta contro “il nostro nemico comune”, ha detto Stoltenberg.

“Trovare una soluzione politica alla crisi in Siria è più urgente che mai”, ha aggiunto.

La posizione della Russia

Putin mantiene il braccio di ferro. Ha respinto la richiesta del presidente turco Recep Tayyip Erdogan di incontrarsi a Parigi durante la Conferenza sul Clima. Il portavoce russo Dimitri Peskov ha precisato che non vuole sentirlo neanche al telefono.

“Abbiamo prove che ci fanno pensare la decisione di abbattere l’aereo è stata presa dal desiderio di garantire la sicurezza delle vie del somministro del petrolio verso la Turchia”, ha detto Putin, lasciando intendere che lo Stato Islamico procura petrolio al governo di Erdogan.

L’interesse turco dell’Unione europea

Sono 10 anni che i negoziati tra l’Unione Europea e la Turchia sono fermi.

La discussione riguarda 35 punti di cui si sono trattati soltanto 14. Minacciata dal terrorismo in casa, dall’annuncio di abbandono (come quello del Regno Unito) e dall'arrivo di migranti, l’Unione europea si impegna a trovare soluzioni a più di una crisi, senza perdere la leadership globale.

Il direttore del Centro di ricerca e migrazione dell’Università di Koç, Ahmet Içduygu, sostiene che quando i negoziati di adesione sono cominciati la Turchia riusciva a trattenere 100mila migranti ogni anno. “Ma da quando le conversazioni sono ferme – ha detto Içduygu si sono sommati la crisi in Afghanistan, Iraq e Siria e il numero è in aumento”. La Turchia si accenna come una via di uscita per l’Unione europea, almeno per l’emergenza dei rifugiati. Un vertice per riprendere a discutere sull’ingresso della Turchia in Europa è alle porte, con sfacciature molto positive.