Un tempo su Marte scorreva l'acqua, nonostante l'aspetto roccioso faccia pensare il contrario. Il pianeta rosso è stato osservato in ogni dettaglio, sia sulla sua superficie che nell'atmosfera; questo ha portato gli scienziati a pensare che in passato c'era abbastanza acqua (circa 3,8 miliardi di anni fa) per formare un grande oceanonell'emisfero settentrionale,sufficiente a ricoprirne almeno la metà.Tuttavia, nonostante le importanti evidenze a sostegno di questa tesi, non sono riusciti ancora a localizzare le coste di questo presunto oceano primordiale su Marte.

Un nuovo studio riaccende l’ipotesi dell’oceano su Marte

Un recentestudio sembra dimostrare finalmente la sua esistenza: la ricerca, pubblicata su 'Nature Scientific Reports', dimostrache circa 3,4 miliardi di anni fa, due grandissimi tsunami hanno ricoperto i litorali dell’oceano. Attraverso l'osservazione delle immagini inviate dallo spacecraft (in orbita intorno al pianeta rosso) lo studio presuppone che negli oceani di Marte, qualche milione di anni fa, si sono schiantati due grandi meteoriti, innescando di conseguenza degli enormi tsunami: onde altissime, più di 90 metri, hanno poi provocato l'inondazione di gran parte del suolo e l’erosione delle coste.

Secondo i ricercatori,il primo tsunami ha portato grandissimi massi che hanno contribuito a formare, coprendo le coste, quelle che vengono chiamate 'correnti di risacca'.

Il pianeta si è poi raffreddato. L'impatto del secondo meteorite ha formato uno tsunami con enormi onde ghiacciate che, gradatamente, si sono trasformate in melma e poi infiltrate e sedimentate nel suolo, cancellando quel che rimaneva della costa originale.

Tra i due tsunami il clima divenne più freddo

Nell'arco di tempo intercorso tra i due tsunami, il clima divenne sensibilmente più freddo e il livello dell’oceano si abbassò: i successivi cambiamenti si possono vedere nella morfologia dei depositi - inclusi gli evaporati - lasciati dall'acqua stagnante, già identificati in alcune aree di Marte inondate dagli tsunami Nelle prossime ricerche gli scienziati hanno pianificato di stimare le potenzialità di questi sedimenti e identificarne le caratteristiche, per nuove eventuali esplorazioni sul pianeta rosso: sia da parte di esseri umani che dai robot.