Almeno con le gambe sotto il tavolo si deve avere quell'Unione Europeache lunedì festeggia l'anniversario. A patto che si rispetti la biodiversità. La recinzione del Brennerorappresenta, invece, una situazione geopolitica difficile. Fa però ben sperare la creazione della macroregione alpina che unisce 48 aree di montagna,tra cui le italianeAlto Adige,Trentino, Liguria, Piemonte, Valle d'Aosta, Lombardia, Veneto e Friuli Venezia Giulia. Allo stesso modo, è stata accolta molto positivamente, soprattutto dai food blogger, la notizia che la commissione Agricoltura dell'UE ha dato il via libera al marchio distintivo “prodotto di montagna”.

Spiega il parlamentare europeo,Paolo De Castro: “La strategia per la regione si focalizza sul mantenimento e la conservazione dei valori tradizionali, proteggendo l'ambiente attraverso l'utilizzo efficace delle risorse e garantendo competitività e sostenibilità economica e agricola". Oltre a Italia, Slovenia, Liechtenstein e Svizzera, in quest'area che comprende circa 70 milioni di abitanti c'è anche l'Austria, un Paese che ultimamente sembra considerare la penisola italiana come una sorta di "Striscia di Gaza", anche per quanto concerne i casiMarò in India e Regeni in Egitto.

Segnali positivi, tuttavia, ci sono: la partecipazione dei militari della Croce nera austriaca all'Adunata nazionale degli alpini adAsti, la prossima settimana, o la collaborazione italo-francese sul treno ad Alta Velocità Torino-Lione.

Ma in Italia tutto viene visto con sospetto. Ne è un esempio la recente polemica sul progetto della Camera di Commercio, Ascom Torino e Valsusa, di aprire le strade militari ferrate ai motociclisti, facendo pagare eventualmente un pedaggio per la manutenzione, con la Regione Piemonte che si è lamentata per non essere stata interpellata.

Per apprezzare bisogna conoscere

Non ha mai destato polemiche, invece, la storica Via del Sale, nota ora come la Limone Monesi,percorsa nei secoli dagli acciugai attraverso le Alpi Marittime, tra Italia e Francia, e ora aperta alle moto con pedaggio. Forse perché su quei monti è nata la bagna cauda, piatto tipico piemontese.

Se fosse stato per le materie prime al di qua delle Alpi, non sarebbe mai stata cucinata questa salsa a base di aglio e acciughe. Un'altra polemica dal sapore alpino aveva avuto origine una decina di anni fa dalla decisione di chiudere alle auto il tratto piemontese della strada che sale sul Gran Paradiso. Allora era fomentata da alcuni albergatori, preoccupati di perdere clienti.

Questo non è accaduto, vista la qualità dell'offerta naturalistica alpina. Condizione necessaria è, però, conoscere il territorio per valorizzare i suoi prodotti. Qualcuno conosce l'olio della Valle d'Aosta? È dovuto scendere al local business Bni a Mappano, l'estate scorsa, il proprietario dell'uliveto più in alta quota d'Italia a farlo presente, tra la sorpresa generale.

E chi conosce il fagiolo di Mattie? Oppure le castagne di Bussoleno? Entrambi sono prodotti valsusini.

Per questi motivi ha riscosso un buon successo, giovedì scorso, il convegno della Camera di commercio e della Procura di Torino, con l’Associazione Réseau Entreprendre e Libera, sul fenomeno della contraffazione e sulla tutela del Made in Italy. Sono intervenuti l'avvocato Marco Venturello, il pmVincenzo Pacileo, il presidente della Coldiretti torinese Fabrizio Galliati eNicoletta Marchiandidel settore innovazione e bandi. Ai loro interventi tecnici sono seguiti gli storytelling aziendali "Made in italy in the city" diMarcella De Simone e Katia FarinaeLuca Sburlati di "Na2rale".