Un tema che molto spesso viene trascurato nel grande dibattito sull’inquinamento è rappresentato dalla contaminazione delle acque di superficie e sotterranee con residui tossici provenienti dall’Ambiente agricolo.

Proprio in questi giorni è stato reso pubblico con un comunicato stampa il lavoro di ricerca ed analisi svolto dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA). Il Rapporto sui pesticidi nelle acque 2016 presenza un quadro informativo, che pur nella sua incompletezza ci fornisce un quadro preoccupante della situazione attuale.

I dati, raccolti nel biennio 2013-2014 e provenienti da 29.220 campionamenti su cui sono state realizzate 1.3351.718 analisi, sono rappresentativi solamente di una parte della realtà italiana (mancano infatti i dati di Molise e Calabria, così come mancano per ben cinque regioni i dati relativi alle acque sotterranee).

Nel nostro Paese vengono utilizzate ogni anno circa 130 mila tonnellate di prodotti fitosanitari (quindi ci riferiamo solamente ai composti registrati, sicuramente una sottostima che non tiene conto di tutta una serie di biocidi). Un carico sicuramente elevato che il nostro ambiente agricolo sicuramente fa fatica a tollerare e questo quando la scelta verso un modello di agricoltura biologica e di gestione ecosostenibile del territorio sarebbe anche sul piano economico una scelta fondamentale per il nostro Paese.

Dalle analisi sono risultate presenti nelle nostre acque 224 sostanze inquinanti diverse. Tra queste principalmente erbicidi, fungicidi e insetticidi. In particolare sono risultati essere presenti nel circa il 63,7% dei punti di campionamento relativi alle acque di superficie e nel 31,7% di quelle sotterranee (di cui abbiamo detto mancano i dati di alcune regioni e quindi sono necessariamente sottostimati).

Preoccupante osservare che in una parte dei campioni di acque superficiali (21,3%) la presenza dei residui di prodotti fitosanitari supera quelli che sono i limiti di qualità ambientale. Spesso sono state poi trovate miscele di più prodotti, anche alcune decine, e questo rappresenta una situazione di elevata gravità, poiché in questi casi la tossicità non è dovuta solamente la somma delle singole sostanze, ma si ha un effetto sinergico che amplifica enormemente la tossicità.

Se andiamo ad analizzare le sostanze presenti colpisce come tra quelle più rilevate e che superano i valori limite ci sia il Glifosato e un suo metabolita l’AMPA, rispettivamente nel 39,7% e nel 70,9% dei punti di monitoraggio.

Il Glifosato è al centro di un grosso dibattito mediatico e di uno scontro tra ambientalisti e aziende produttrici.

Altrettanto preoccupante può apparire lo scontro che sul Glifosato si ha tra organismi istituzionali internazionali. Da una parte l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul cancro (IARC) che fa parte dell’Organizzazione Mondiale di Sanità (OMS) ha inserito questo erbicida nell’elenco delle sostanze “probabili cancerogene per l’uomo”, avendo osservato una probabile correlazione tra utilizzo e diffusione di linfomanon Hodgkined di cancro ai polmoni tra lavoratori che ne vengono a contatto.

La posizione dell’IARC ha spinto molti stati a sospendere l’utilizzo sul proprio territorio del Glifosato.

L’Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) ha di recente sostenuto che il Glifosato sia “probabilmente non cancerogeno” e questo sembra indirizzare verso un rinnovo della commercializzazione e quindi dell’uso di questo erbicida nell’ambito dell’Unione Europea.

Il governo italiano sembra orientato verso la messa al bando del Glifosato, mentre in Europa, indipendentemente dalle posizioni dei singoli Stati è stato deciso di rinviare il voto per il rinnovo dell’autorizzazione all’immissione in commercio.