L'Italia potrebbe essere a rischio di sommersione in meno di 100 anni, e il suo cambiamento sarebbe drastico.

Lo spiega uno studio di un gruppo di ricercatori del laboratorio Modellistica Climatica e impatti dell'Enea pubblicato sul Quaternity Science Reviews.

Secondo tale ricerca, l'Italia nel 2100 perderà gran parte del suo patrimonio paesaggistico, dato che l'innalzamento del livello del mare di 28-60 centimetri e i movimenti tettonici porteranno alla sommersione di 5500 chilometri quadrati di pianure costiere.

La ricerca nel dettaglio

Secondo il direttore della ricerca Fabrizio Antonioli, intervistato dal National Geographic Italia "Alcune aree sono già oggi a zero o sottozero e la costa si abbassa, si alza o si sposta per vari motivi".

Secondo lo scienziato l'innalzamento del livello del mare, che si diversifica di zona in zona, in qualche decennio sarà un fenomeno certo.

L'unico modo per evitarlo sarebbe quello di costruire dighe, idrovore o provvedimenti idonei per evitare o quantomeno ridurre in qualche modo gli allagamenti.

Gli studi dal 2007 ad oggi

Rispetto a studi passati, non mancano le novità che sono state evidenziate dallo stesso Antonioli. I primi dati che vengono messi a confronti con questo studio risalgono al 2007 con il report IPCC (Intergovernmental Panel On Climate Change), aggiornati all'anno 2013.

é stato previsto un innalzamento globale del mare con una variazione da un minimo di 53 centimetri ad un massimo di 97 entro il 2100, a causa dell'innalzamento dei gas serra nell'atmosfera.

Il recente studio Enea ha messo in evidenza l'innalzamento dei mari in prossimità dell'Italia entro il 2100, suddividendo l'area geografica in 4 zone a rischio: il Nord Adriatico, il golfo di Taranto, il golfo di Oristano e quello di Cagliari.

Secondo la ricerca, anche se dovessero esaurirsi le emissioni di gas serra, come stabilito dalla Conferenza di Parigi del 2015, il livello del mare dovrebbe comunque innalzarsi tra i 28 e i 60 centimetri.

Le cause scatenanti la definitiva sommersione dell'Italia non sono da attribuirsi solo all'effetto serra, ma anche ad altre cause, quali i movimenti tettonici del pianeta.