Le api, essendo insetti impollinatori, permettono l'esistenza di oltre l'80% dei cibi che consumiamo, svolgendo quindi una funzione fondamentale per l'uomo e per il sistema agricolo. Oltre a questa già di per sé essenziale funzione, le api possono essere utilizzate come bioindicatori della qualità dell'aria. Analizzando, infatti, il loro miele e le api stesse, è possibile ottenere dati molto importanti sulla presenza nell'aria di inquinanti e metalli pesanti.
Un'idea innovativa: il progetto Bee-Kaeser
Il progetto Bee-Kaeser costituisce un'idea innovativa, nata dalla collaborazione tra la compagnia tedesca Kaeser (specializzata nella produzione di compressori), la società Beeing (startap specializzata in prodotti per apicoltura), Lega Italy e Legambiente.
Obiettivo del progetto è quello di monitorare la qualità dell'aria in 20 città italiane (dal Trentino alla Sicilia), utilizzando oltre 2 milioni di api. In ognuno dei 20 Kaeser-point sono state installate due arnie, assegnate ad apicoltori professionisti. Gli apicoltori hanno il compito di monitorare le api per tutto il periodo estivo e di raccogliere periodicamente il miele da inviare all'Università di Bologna per le analisi di qualità. In particolare, verrà analizzata la presenza di metalli pesanti, tra i quali nichel, piombo e cadmio, oltre che di altri inquinanti. Il 6 ottobre 2017 si svolgerà l'evento conclusivo del progetto, in cui verranno presentati i risultati ottenuti dalla ricerca e verrà premiato il miele di migliore qualità tra quelli prodotti.
Api: ottimi bioindicatori
Le api sono degli ottimi indicatori biologici perché reagiscono in maniera osservabile ai cambiamenti dell'ambiente in cui vivono, a volte risentendone direttamente (per esempio in caso di presenza di pesticidi la mortalità delle api è più elevata), a volte indirettamente (e in questo caso gli agenti inquinanti sono riscontrati nei prodotti dell'alveare, per esempio nel miele).
Ma come fanno le api a captare i metalli pesanti presenti in atmosfera? I metalli pesanti possono essere assunti dalle api direttamente dal nettare dei fiori o dall’acqua, oppure intercettati grazie al loro corpo peloso e portati, quindi, nell’alveare. Una volta ingeriti e metabolizzati dalle api, i metalli finiscono nel miele e, attraverso le opportune analisi, è possibile rilevare la loro presenza e valutare se la loro concentrazione rientra nei limiti stabiliti dalla normativa per la protezione della Salute umana.