Un teschio che reca sulla fronte un delfino ed una balena e che, nella parte inferiore, al posto delle solite ossa o sciabole incrociate, presenta un bastone ricurvo ed il tridente di Poseidone. I cosiddetti "pirati delle balene" per circa dodici anni hanno solcato i mari dell'Antartide, portando avanti operazioni di "aggressione non-violenta" per difendere i cetacei dalla caccia. Considerati degli idoli da molti attivisti ambientalisti, i militanti di Sea Shepherd hanno dato vita a numerose campagne di contrapposizione ai pescherecci giapponesi, con l'obiettivo di fermare "l'eccidio dei cetacei", soprattutto in seguito all'introduzione del divieto di caccia alle balene, che dal 1986 riguarda i paesi di tutto il mondo.

Il Giappone è sempre riuscito a camuffare le operazioni di cattura dei cetacei come ricerca scientifica e, nonostante il forte calo del consumo di carne di balena, non ha mai proceduto alla definitiva sospensione della caccia. La forte contrapposizione perpetrata da Sea Shepherd in questi anni, ha portato il governo di Tokyo ad etichettare gli attivisti come "eco-terroristi".

Ma perché non ci saranno più i pirati delle balene?

Paul Watson ha ufficializzato la fine delle operazioni contro la cattura dei cetacei per "manifesta inferiorità". La differenza di tecnologie tra l'organizzazione non governativa e le baleniere giapponesi che ormai utilizzano anche strumenti militari, è diventata troppo ampia.

L'annuncio è arrivato a 10 mesi dalla presentazione di una nuova nave degli attivisti, che avrebbe dovuto ulteriormente arricchire la flotta dei "pirati delle balene". Ad ogni modo, Sea Shepherd ha fatto sapere che punterà su nuove forme di lotta, garantendo che non lascerà da soli i cetacei.

Sea Shepherd è stata spesso attaccata per aver commesso azioni troppo violente, ed è finita nel mirino delle critiche anche perché avrebbe approfittato della sua popolarità per trarne dei presunti profitti.

Ad esempio, nel 2008 l'organizzazione divenne protagonista di una serie Tv dal titolo "Guerra alle baleniere" che, secondo i detrattori, avrebbe eccessivamente enfatizzato gli interventi delle navi degli attivisti.

Watson, nel suo comunicato, ha accusato il governo statunitense e quello australiano di complicità con il Giappone, poiché entrambi i Paesi avrebbero perpetrato delle operazioni di contrasto nei confronti dell'organizzazione.

Infatti proprio un tribunale americano ha statuito che i natanti di Sea Shepherd non debbano portarsi a meno di 500 metri dalle navi nipponiche. A tutto ciò vanno aggiunte anche le nuove leggi anti-terrorismo che tutelano le navi ed i pescherecci giapponesi dagli interventi degli attivisti guidati da Watson.

A questo punto, le imbarcazioni dei "pirati delle balene" rientreranno in porto, ma gli amici dei cetacei hanno già assicurato che si riorganizzeranno per avviare una nuova campagna di difesa verso questi abitanti del mare. Dunque, presto probabilmente sentiremo ancora parlare di loro.