Buona parte della fantascienza mondiale ha immaginato gli alieni sotto forma di insetti. Che non siano il massimo per il nostro senso estetico si può essere d'accordo, ma la scelta crediamo sia stata fatta non solo per l'aspetto spesso aggressivo, ma anche per la tenacia dell'insetto nel resistere all'aggressione umana. I peggiori nemici degli insetti spesso non siamo noi, ma i loro avversari naturali. La natura, nella sua evoluzione, aveva previsto tutto ed ogni essere di ogni ecosistema nel mondo ha i suoi degni avversari. Diventa chiaro che in un meccanismo così complesso e delicato, l'arrivo di una nuova specie, sconosciuta alle razze autoctone, diventi in breve una sorta di invasione.
Come quelle aliene, ben descritte nei romanzi.
Poi arriva l'uomo
Quando gli inglesi arrivarono in Australia, trovarono un continente rigoglioso e florido, ma mancavano i conigli. Questi piccoli mammiferi, tanto gustosi, mancavano così tanto ad un certo Thomas Austin, di professione allevatore, che, nel 1800, decise di importarne dall'Inghilterra alcuni esemplari, ovviamente coppie. Alcuni di questi scapparono e si ritrovarono in un paradiso per conigli: privi di predatori, senza parassiti e con cibo in abbondanza. Sapete vero il detto popolare: "figliare come conigli"? Ecco. Del deserto australiano tutti sanno, ma pochi sono a conoscenza che furono le conigliate di questi simpatici animaletti ad iniziare la desertificazione dell'area centrale del continente, obbligando il governo australiano, ancora oggi, a massicci investimenti per tentare di ridurre la piaga.
La cimice asiatica
Nel caso dell'arrivo in Italia della cimice asiatica l'uomo sembra più il vettore della causa; i primi esemplari sembra siano stati notati intorno al 2012, su alcuni tir provenienti da est, forse all'interno di alcuni tir dall'Asia. Questi insetti sono in grado di volare per oltre 5 km al giorno, ed hanno trovato nella bassa emiliana il loro paradiso.
Come ogni comunità vivente, se lo spazio vitale diminuisce per il sovrannumero, si cercano nuovi paradisi. Sono rapidamente comparse in Piemonte e Lombardia (2013), poi ancora rapidamente in Veneto, Friuli, Liguria e Toscana (2014) e le ultime rilevazioni le segnalano in Trentino e nelle Marche (2015). Sono intenditrici e buongustaie: attaccano preferibilmente frutti pregiati, come le pere ad esempio, e la femmina deposita circa 300 uova all'anno.
I danni prodotti dall'insetto avvengono in ogni periodo della loro fase vitale, quindi Il fenomeno comincia ad avere le dimensioni di un flagello per i frutteti del Nord Italia.
Le contromisure
Al momento gli attacchi con pesticidi hanno prodotto pochi risultati. Se viene identificata un'area del frutteto e "bombardata", la cimice vola e si insedia in una nuova area. Come è facile immaginare non è possibile aumentare le dosi letali, rischiando così di eliminare anche gli impollinatori, vitali per l'agricoltura. Sono stati sviluppati parassiti che attaccano le loro uova nutrendosene, ma i risultati. al momento, non sembrano ancora decisivi. I danni nel 2016 sono stati stimati intorno al 40% per pere e kiwi, ma seri danni anche alla produzione di mele, pesche, noci, pomodori sino a 300 varietà che sono, per la cimice asiatica, molto appetitose.
Le reti sembrano una buona barriera, ed in Piemonte si stanno sperimentando delle trappole, ma la battaglia sembra ancora lunga.
Abbiamo imparato qualcosa? Come al solito no. Cominciano anche i controlli in Italia per una sorta di chiocchiola d'acqua nativa del Sud America e delle dimensioni di una mela. Taiwan ha pensato di importarle per scopi alimentari, ed in breve è diventata il terrore delle risaie orientali, flagellandole. Ora sembra sia stata notata in Spagna...