A due anni dagli Accordi di Parigi, si replica oggi, sempre sulla Senna, il vertice sulle misure comuni da adottare contro i cambiamenti climatici. Il 12 dicembre 2015 aveva visto l'allora presidente americano, Barack Obama, presiedere il summit, il cosiddetto 'Cop 21'. Vertice che si era concluso con un insperato successo dato dalla ratifica di USA e Cina degli Accordi. Felice epilogo che aveva avuto una vasta eco nell'opinione pubblica per l'alto livello di emissioni di C02 dei due Paesi più industrializzati al mondo. USA e Cina insieme calcolano infatti valori pari al 38%.
Accordi che il presidente Trump ha poi smentito nel giugno 2017.
Risultati più incisivi concordati negli Accordi di Parigi
Gli Accordi ratificati il 12 dicembre 2015 hanno impegnato i firmatari a mettere in pratica (e a far mettere in pratica dai rispettivi Governi) precise misure per contrastare le emissioni di gas serra sull'atmosfera. Di particolare importanza è stato l'impegno(presente nell'articolo 2) che esorta i Paesi a mantenere il livello della temperatura al di sotto della soglia dei 2°C. Come è noto ormai ovunque, infatti, i danni determinati dai cambiamenti climatici in caso di superamento della soglia-limite di 2° sarebbero devastanti per la vita sulla Terra.
Gli Accordi del 2015 hanno però evidenziato un altro aspetto di questa problematica.
Il fatto, cioè, che non tutti i Paesi sono arrivati al massimo grado di sviluppo e che non tutti hanno concorso allo stesso modo ai danni preesistenti all'ambiente. Si è concordato, quindi, una sorta di 'compensazione' al fine di aiutare i Paesi più poveri. Nello specifico, nell'articolo 9 si fa riferimento a un invito ai Paesi maggiormente industrializzati affinché usino le proprie risorse economiche in favore di quelli in via di sviluppo.
Nuove strategie al summit di Parigi 2017
Il 'One Planet summit' che si apre oggi a Parigi è presieduto del leader francese Macron. L'obiettivo primario è quello di raccogliere i fondi necessari, ma sarà anche occasione di confronto sul tema condiviso. Alla sua organizzazione hanno concorso le Nazioni Unite e la Banca Mondiale e vedrà la partecipazione congiunta di più di 50 capi di Stato.
Tra cui, il leader messicano Enrique Pena Nieto, la Premier britannica Theresa May e il segretario generale Onu, Antonio Guterres. Rispetto a due anni fa' mancherà il leader USA, che, nella persona dell'attuale presidente Donald Trump, non è stato invitato per ovvie ragioni. Nel frattempo sono però cambiate le strategie e le visioni intorno alla problematica ambientale determinata dai cambiamenti climatici. Sono emerse alcune visioni innovative per contrastarli, ma non sono mancati anche luoghi in cui esprimere il dissenso dalla politica "anti-ambientalista" di Trump. Da un lato, infatti, si è espressa sulla problematica la presidentessa del C40 e sindaca di Parigi, Anne Hidalgo. A cui, si deve l'istituzione di una rete di metropoli che, unite, combattono da tempo le conseguenze dei cambiamenti climatici.
L'acronimo C40 sta per "Cities Climate Leadership Group" e comprende le maggiori metropoli francesi che fanno fronte comune nella lotta contro i danni determinati dal 'climate change'.. Il paradigma della Hidalgo("Pensare globalmente per agire localmente") ha avuto un successo enorme in Francia. A questo hanno aderito 91 città francesi per un totale di 650 milioni di persone: unite nella convinzione che, di fronte alla minaccia dei cambiamenti climatici, l'unione faccia veramente la forza e aiuti a contrastarli. E' per questo motivo che la Hidalgo prenderà parte a pieno titolo al summit di Parigi. Pur in assenza di Trump, poi, non mancheranno voci autorevoli americane. Tra cui, lo stesso ex sindaco di New York, Michael Bloomberg.
A cui si deve l'ideazione dell'associazione raccolta nel motto "We are still in": città, stati federali, imprese e università che si sono schierate pubblicamente contro la decisione di Trump di uscire dagli Accordi di Parigi. Una resistenza ecologica fatta di persone e di grandi numeri: per raccogliere le voci di americani provenienti da 124 città, 9 stati federali, 902 imprese e 183 università.