Nel 2018 il bilancio parla chiaro: il fiume Lambro è una vera e propria discarica di pesticidi, alcuni dei quali vietati per legge da più di vent'anni. Tributario di sinistra del Po, percorre 130 km del territorio lombardo e diventa palude salmastra nella sua porzione meridionale chiamata Lambro morto o Lambretto.

I dati del 2018

Nell'ambito della tutela delle acque l'Ispra, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale istituito con la legge 133/2008 e modificato dal Decreto Legge 25 Giugno 2008 n.112, si occupa di pianificare le attività di monitoraggio dei corsi idrici attraverso la programmazione di campionamenti chimici e microbiologici.

Si avvale anche di una fitta rete di stazioni di rilevamento, proprio quelle da cui ci arriva oggi il dato agghiacciante.

L'ingegnere Pietro Paris, responsabile della sezione sostanze pericolose di Ispra commenta i dati del 2018 estrapolati dal rapporto sulla salubrità delle acque superficiali e sotterranee: su un totale di 25 stazioni di monitoraggio 17 superano i limiti consentiti dalla legge e contengono alte percentuali di pesticidi e loro metaboliti potenzialmente tossici per la riproduzione, cancerogeni o mutageni.

Nel fiume Lambro è stata rilevata la presenza di glifosato, uno degli erbicidi più utilizzati in Europa. Sotto l'occhio del mirino ci sarebbe la Commissione Europea per averne procrastinato l'utilizzo e l'Italia stessa che dopo il 2016 ha richiesto un'estensione temporanea del suo utilizzo.

Presente anche l'ampa, acido aminometilfosfonico, un metabolita del glifosato altamente solubile in acqua. In entrambi i casi si tratta di sostanze che vengono a diretto contatto con il terreno reso ulteriormente permeabile nel periodo primaverile dall'aumento della portata delle piogge.

Un ulteriore pericolo è rappresentato dalla potenziale combinazione chimica delle sostanze organiche disciolte nelle acque superficiali e nei terreni che, secondo il rapporto relativo all'anno 2018, danno luogo alla formazione di 50 nuove miscele tossiche contro le 10 rilevate nelle acque sotterranee e nei bacini acquiferi profondi, già inquinati dalla presenza di atrazina, un erbicida vietato in Italia dal 1992, divieto aggirato predisponendo l'utilizzo di terbutilzina dalle proprietà sovrapponibili.

I rischi per la salute

Il fiume Lambro e i terreni circostanti sono dunque ricchi di sostanze altamente tossiche, mutagene, cancerogene, interferenti del sistema riproduttivo o del sistema endocrino di tutti gli animali (EDC, Endocrin Disrupting Chemicals).

La presenza di pesticidi e loro metaboliti non costituisce solo un rischio per l'Ambiente ma anche per la salute dell'uomo nonché quella dei lavoratori del settore agricolo, esposti attraverso le tre vie inalatoria, cutanea e digerente a intossicazioni acute (con apparizione di sintomi entro 24 ore dal contatto) o croniche, entrambe dagli esiti potenzialmente fatali.