È stata scoperta in questi giorni la data (seppur stimata) della prima pioggia che ha colpito la primordiale crosta terrestre: la scoperta è stata fatta dal team di biologia dell’università di Eugene, nell’Oregon, guidata dal geologo Ilya Bindeman, professore ordinario nella stessa università citata poc'anzi e capo del laboratorio degli isotopi stabili. Aveva già partecipato a progetti di ricerca in Russia, in Cile e nella regione siberiana della Kamchatka, volti a carpire le modalità con cui la Terra aveva iniziato a modificarsi e a divenire l’ambiente ospitale che oggi conosciamo.

La ricerca è già stata pubblicata sulla rivista Nature.

Le rocce sedimentarie come fonte d’informazione

Sono 278 i campioni di roccia sedimentaria, estratta mediante operazioni di carotaggio rilevate in diverse zone della superficie terrestre, che i ricercatori hanno esaminato e sui quali hanno compiuto i loro studi di carattere fisico-chimico. Da tali studi, hanno potuto appurare che la data stimata della prima pioggia di acqua meteorica è avvenuta ben 2,4 miliardi di anni fa, quando le terre emerse erano circa il 66% di quelle attuali. Spiega Bindeman che, grazie a questa scoperta, si è capito che i continenti sarebbero emersi quasi contemporaneamente ai movimenti del mantello, ossia lo strato tra la crosta terrestre ed il nucleo.

Spiega il geologo che la crosta terrestre, per poter emergere, ha dovuto subire un incremento del suo spessore, strettamente correlato alla temperatura della stessa, alla sua viscosità e naturalmente alla sua quantità espressa in termini di peso.

I risvolti della ricerca

Ciò ha permesso, continua Bindeman, di capire che già 2,4 miliardi di anni fa il mantello era freddo e capace di ospitare le prime distese di terra e di acqua, cosa che risultava ovviamente impossibile quando il mantello era più morbido e, dunque, incapace di sostenere un peso esoso su se stesso.

Per il pianeta, tale trasformazione è stata il punto d’inizio per la creazione di una vera e propria terraferma, capace di poter riflettere la luce solare e di modificare il clima terrestre, tanto da permettere la nascita delle prime forme di vita vegetali, che trovarono una temperatura ed una esposizione alla luce solare pressoché ottimale, e la comparsa delle prime ere glaciali avvenute 200 milioni di anni dopo.

Tutto ciò, ha permesso alla Terra di potersi evolvere fino a dare inizio al grande fenomeno definito come Grande Ossidazione, che ha sprigionato una quantità graduale di ossigeno nell’atmosfera rendendo il pianeta capace di ospitare la vita per come la conosciamo oggi.