Un 'alieno' è tra noi, tanto impressionante e spaventoso quanto innocuo. Si chiama 'Macrothele calpeiana' ed è il ragno più grosso che esista in Europa. Per dimensioni, infatti, non ha niente a che vedere con i comuni aracnidi autoctoni europei. Chiamato 'iberico' perché originario del sud della Spagna, a quanto pare si sarebbe da poco insediato stabilmente in Italia.
A dare notizia della sua presenza, è stato il quotidiano toscano 'Il Tirreno' dopo la segnalazione dell'associazione Microcosmo centro entomologico di Piombino, a seguito del ritrovamento di un esemplare fra Venturina e Suvereto in Val di Cornia, provincia di Livorno.
E così, dopo le zanzare del Nilo e le cimici asiatiche, questo ragno 'esotico' modifica la mappa entomologica italiana.
Macrothele calpeiana, avvistamento estivo del ragno over size
I resti dell'aracnide over size sono stati trovati lo scorso luglio nelle campagne tra Venturina e Suvereto in Val di Cornia, provincia di Livorno e portati nella sede del centro entomologico Microcosmo di Piombino. Di colore nero ossidiana con corpo e zampe interamente ricoperte da peluria e quattro occhi sporgenti dalla testa, l'esemplare morto è stato sottoposto ad attenta analisi e si è appurato che si trattava di un Macrothele calpeiana, conosciuto anche come Mygalomorphae, della famiglia Hexathelidae. Secondo Ennio Colli, presidente del centro, potrebbe trattarsi di un ritrovamento memorabile: sarebbe il primo esemplare avvistato in Toscana.
Anche alcuni esperti dell'università di Torino consultati, hanno confermato che si tratta proprio del ragno più grosso esistente sul nostro continente.
Macrothele calpeiana, come è arrivato in Italia?
Questo ragno risulta essere originario della Spagna meridionale e del Marocco. Prima d'ora in Italia, c'erano state sporadiche segnalazioni di una sua presenza: un primissimo avvistamento a Verona nel 2004, nella zona bergamasca nel 2007 e 2011, quindi due anni fa un avvistamento a Segrate nel milanese, ed ora in Toscana.
Ma come ha fatto ad arrivare in Italia? Secondo gli esperti sarebbe giunto grazie agli scambi commerciali, in particolare per via dell'importazione di ulivi soprattutto ornamentali e e di altri materiali vivaistici da giardino, dal momento che l'aracnide predilige come habitat gli uliveti. Forse finora gli esemplari sopraggiunti erano sopravvissuti a stento a causa di condizioni sfavorevoli, ma potrebbe anche darsi che abbia iniziato ad esserci una presenza più costante.
Un ragno impressionante ma il morso non è pericoloso
Gli esperti invitano a bandire allarmismi perché il pericolo non c'è. Questi ragni di dimensioni vistose, sei centimetri di lunghezza i maschi, fino ad otto-dicei le femmine, malgrado l'aspetto impressionante non sono velenosi. Scoperti e classificati nel 1805, non sono citati in letteratura scientifica per nessun episodio nefasto.
Si cibano prevalentemente di insetti, hanno una vita media tra i cinque e i sette anni, ed evitano se possibile le zone antropizzate. Se non disturbati, non hanno motivo di interessarsi a noi. Il loro morso, al limite, potrebbe essere doloroso viste le grandi dimensioni dei cheliferi. Niente a che vedere, insomma, con la velenosa 'vedova nera' o con il tipo 'Atrax robustus', una specie australiana classificata tra i ragni più velenosi del pianeta, di cui l'iberico è parente strettissimo ma innocuo.
In caso di ritrovamento di un esemplare, gli specialisti consigliano di vincere paura e ribrezzo, metterlo in un barattolo e portarlo in una sede dell'Enpa, l'ente protezione animali, che può registrarne la presenza sul territorio italiano.