L’oceano Artico potrebbe ritrovarsi completamente privo di ghiacci nel mese di settembre, poco prima del 2050. Questa sconcertante tesi proviene da un recente studio realizzato dall’Università di Amburgo in collaborazione con ben 21 Istituti internazionali (compreso quello italiano della Fondazione CMCC). La Fondazione CMCC ha contribuito allo studio con la sua divisione di ricerca ODA (Ocean modeling and Data Assimilation). Attraverso una serie di modelli, infatti, il team di ricercatori internazionali ha studiato, in proiezione futura, la possibile dinamica dello strato di ghiaccio marino dell’oceano Artico.
Lo scenario preso in considerazione dei ricercatori è stato quello che prevede anche per il futuro elevate emissioni di CO2 e la messa in campo di scarse misure per contrastare l’innalzamento della temperatura media della Terra.
Scioglimenti solo occasionali senza la riduzione delle emissioni di CO2
Il recente studio svolto dall’Università di Amburgo ha rivelato un elemento veramente sorprendente che dovrebbe far riflettere sulla necessità di mettere in campo azioni concrete per contrastare l’innalzamento delle temperature. Infatti, dai risultati dello studio emerge che lo strato di ghiaccio marino dell’oceano Artico nel periodo estivo potrebbe sciogliersi occasionalmente anche se vi fosse una riduzione rapida delle emissioni di CO2.
Quindi, anche riuscendo a rimanere – in modo tempestivo - sotto la soglia critica dei 2°C di riscaldamento globale, lo strato di ghiaccio marino artico potrebbe occasionalmente scomparire nel periodo estivo prima del 2050.
Quindi, lo studio sottolinea che, se le emissioni saranno ridotte in tempi brevi, anni liberi dai ghiacci si verificheranno solo occasionalmente.
Per elevati livelli di emissioni, il Mar Glaciale Artico si ritroverà libero dai ghiacci nella maggior parte degli anni.
Le condizioni attuali dello strato di ghiaccio marino artico
Nella fase attuale lo strato di ghiaccio alla deriva, intorno al Polo Nord, nell’oceano Artico è presente in modo continuativo tutto l’anno. I ricercatori chiariscono che, durante il periodo estivo, la superficie di ghiaccio marino si riduce, per poi ricostituirsi nel periodo invernale.
Però a causa dell’innalzamento delle temperature a livello globale, la superficie totale del ghiaccio marino presente nell’oceano Artico si è notevolmente ridotta negli ultimi anni. Questa riduzione ha causato gravi danni all’ecosistema artico. Infatti, lo strato di ghiaccio marino è il terreno di caccia e l’habitat di vita di orsi polari e foche. Inoltre, ha anche una funzione importante sul clima della regione mantenendolo fresco.
Lo studio dell’Università di Amburgo dovrebbe essere accolto come un nuovo e ulteriore campanello di allarme sulle possibili conseguenze di un continuo e duraturo innalzamento delle temperature terrestri. Quindi, anche in occasione dell’odierno svolgimento della 50° edizione della Giornata Mondiale della Terra si dovrebbe avviare un ripensamento globale dell’attuale sistema di sviluppo
Last 5 years were the hottest on record, says @WMO report on Wednesday's #EarthDay.
We need science & solidarity to flatten the curve - for both #COVID19 and the climate crisis. https://t.co/1Cad9yCUeS pic.twitter.com/uFQ8NLUkSx
— United Nations (@UN) April 22, 2020