Grazie al sequenziamento del DNA prelevato dal corpo imbalsamato di Balto, conservato al Cleveland Museum of Natural History, gli scienziati hanno potuto ricostruire alcuni dettagli sull'aspetto, le dimensioni e le caratteristiche non visibili nelle foto storiche del cane. Il sequenziamento ha permesso di aggiungere novità sul cane da slitta che ha salvato la vita agli abitanti di una cittadina dell' Alaska colpita dalla difterite nel 1925.
I ricercatori hanno sequenziato il DNA di Balto da un campione di tessuto delle dimensioni di una gomma da cancellare prelevato dalla pancia del suo corpo imbalsamato.
Il corpo del cane è conservato al Cleveland Museum of Natural History.
Dimensioni, mantello, resistenza e origini rivelate dal DNA
Dall'analisi del genoma, i ricercatori hanno determinato che era un cane da slitta relativamente piccolo, alto all'incirca 55 centimetri al garrese, più piccolo degli attuali Siberian husky e degli Alaskan malamute. Un'altra particolarità riguarda il doppio strato di pelo, nero misto a tanné: i cani da slitta moderni tendono ad avere solo uno strato di peli. Il team ha anche scoperto che Balto aveva geni che rivelavano origini da incroci tra cani da slitta, pastori, e lupi, utile per vivere tra gli umani, ma non quanto le razze canine moderne.
Inoltre, aveva versioni di geni importanti per sviluppare ossa robuste, muscoli e articolazioni che lo aiutavano a trainare le slitte per lunghe distanze anche nel cuore dell'inverno.
Un messaggio preoccupante per gli amanti dei cani odierni
Balto e i suoi pari erano molto più incrociati e geneticamente variabili, con meno "geni dannosi", rispetto alle razze canine moderne, prodotte da generazioni di accoppiamenti tra razze diverse. Mikkel Sinding, paleogenetista dell'Università di Copenaghen, spiega che la trasformazione dei cani in razze è stato un processo con conseguenze negative che solo ora a si inizia a comprendere davvero.
Gli scienziati sperano di riuscire, dalle informazioni raccolte sul DNA di Balto, a sviluppare dei test genetici per la rilevazione di problemi ortopedici sempre più comuni nelle razze canine odierne. Le informazioni genetiche potrebbero guidare gli allevatori nella reintroduzione di questi "geni utili" nelle razze canine in modo da ridurre i rischi alla salute dei nostri amici a quattro zampe.
Un singolo genoma può rivelare la vulnerabilità di una specie all'estinzione
Aryn Wilder, genetista della conservazione del San Diego Zoo Wildlife Alliance, spiega che un singolo genoma può essere più facile da ottenere rispetto a dati sulla dimensione della popolazione, l'areale e altri fattori ecologici che aiutano i ricercatori a determinare se una specie è in pericolo. In uno studio separato, Wilder e i suoi colleghi hanno conteggiato i cambiamenti nelle regioni conservate in ciascuno dei genomi (zoonomi) e hanno esaminato se ogni specie aveva versioni diverse di vari geni. Le prime riflettono il numero di mutazioni deleterie, le seconde forniscono indizi sulla variazione genetica di una specie.
Una maggiore variazione contribuisce alla resilienza di una specie a elementi definiti "stressori", come il cambiamento climatico o la perdita di habitat. Wilder ha scritto un programma che utilizzava queste e altre informazioni ricavate dal genoma, come le dimensioni antiche della popolazione, per prevedere la probabilità che una specie rischi di estinguersi. I ricercatori hanno quindi confrontato queste previsioni con lo stato della specie deciso dall'Unione internazionale per la conservazione della natura (IUCN). Le previsioni generate dall'algoritmo si sono avvicinate tantissimo a quelle riferite dai ricercatori oggi.
Balto ha dimostrato che il sequenziamento del DNA di individui storici può svelare preziose informazioni non solo sulle loro caratteristiche fisiche, ma anche sul loro retaggio genetico e sullo stato di conservazione delle specie.
La sua storia ha aperto la strada a nuove scoperte sul passato dei cani, su quanto siano a rischio altre specie e su come proteggere meglio i tesori naturali del domani. La sua eredità vivrà ancora a lungo, grazie alla scienza.