Tra le diverse voci che sono elencate nel decreto sulle semplificazioni emanato dal governo figura in bella vista la social card  , o carta acquisti se proprio si vuole utilizzare un termine italiano per definirla: non si tratta di una vera e propria novità, questo strumento è stato ideato dall’ex ministro dell’Economia Giulio Tremonti, ma l’insuccesso registrato da allora ha fatto pensare bene di introdurre una nuova versione in forma sperimentale.

Di cosa si tratta esattamente? Cerchiamo anzitutto di capire le differenze tra vecchio e nuovo modello.

La storia della social card inizia nel 2008, quando il governo Berlusconi la promuove ufficialmente: questo bancomat di colore azzurro prevedeva la ricarica di quaranta euro al mese, con la possibilità di ottenere sconti in esercizi commerciali convenzionati e acquistare prodotti in tutti i negozi alimentari del circuito Mastercard.

La fase di rodaggio e gli interventi successivi non sono però riusciti a far decollare questo strumento. In effetti, spesso la carta non veniva accettata e quaranta euro al mese rappresentavano una somma davvero risibile rispetto al costo effettivo della vita.

La nuova social card è destinata ancora una volta ai cittadini economicamente più deboli del paese e verrà erogata in quei comuni che presentano più di 250mila abitanti.

Stavolta, si terrà conto anche dell’andamento dell’inflazione, con una dotazione maggiore quindi (l’importo varierà a seconda della composizione del nucleo familiare), senza dimenticare il sostegno costante che dovrebbe essere garantito dalle opere di carità.

Riuscirà questa misura a stroncare la povertà presente in Italia?

Il fatto che si tratti di una sperimentazione fa subito capire come si vogliano accertare quali saranno i beneficiari della carta, anche se sembra scontato che chi si trova nella povertà assoluta dovrebbe essere privilegiato.

Parecchie associazioni dei consumatori, in primis l’Adoc (Associazione per la Difesa e l’Orientamento del Consumatori), si sono però scagliate contro la nuova social card: le accuse riguardano, in particolare, il difficile uso da parte delle persone destinatarie, soggetti a basso reddito che non sono abituati alla tecnologia delle carte di credito. L’alternativa suggerita è quella di nuovi buoni pasto, ma al momento non si può proprio pensare a degli interventi più costosi.