La Giunta del Comune di Bologna ha varato un provvedimento per difendere i "luoghi caldi" dalle dannose conseguenze della ludopatia: concede sei mesi ai gestori di sale slot e centri scommesse per trasferire le attività ad almeno 500 metri da scuole e ospedali. Le strutture pubbliche, come i bar, che hanno al proprio interno macchinette per il gioco potranno invece mantenerle attive fino alla scadenza delle concessioni.

Guerra alla 'Ludopatia'

In realtà, il "Regolamento per la prevenzione e il contrasto delle patologie e delle problematiche legate al gioco d'azzardo lecito" proposto dall'assessore Aitini si limita a rendere effettivamente attiva una legge regionale già varata, che vieta l'apertura di nuovi luoghi di gioco nelle vicinanze di punti considerati a rischio, come scuole, oratori, chiese, strutture socio-sanitarie.

Non poco tempo fa fu lo stesso Aitini a sottolineare come delle moltissime sale gioco presenti in città, pochissime rispettassero il criterio stabilito. Quando il regolamento verrà approvato anche dal Consiglio Comunale dovranno partire i dovuti controlli, che condurranno o alla chiusura dei locali non a norma, o al loro trasferimento.

Bologna sembra impegnarsi sempre più nella lotta alla dipendenza da gioco, che in città ha raggiunto ormai livelli critici: già due anni fa, il direttore AUSL di Bologna, Angelo Fioritti, denunciava la presenza di 150 malati seguiti dalle strutture locali. Un numero destinato a crescere esponenzialmente, visto il costante aumento delle proposte di gioco; e soprattutto incompleto, dato che molti malati esitano a rivolgersi al medico per venire assistiti nella guarigione.

I servizi di riabilitazione erogati dalle Aziende Sanitarie Locali sono completamente gratuiti, possono garantire l'anonimato e intervengono con strumenti di sostegno fisico, psichico e sociale alla vittima.

Nell'agosto 2017, il settimanale "L'espresso" ha condotto un'indagine sul fenomeno del gioco nel territorio nazionale: più della metà dei giocatori compulsivi appartiene a fasce di reddito medio-basso, le più a rischio impoverimento estremo, cala l'età media dei giocatori (il 47% ha tra i 15 e i 19 anni) e la cifra mensile media spesa nell'azzardo arriva quasi a 1500 euro.

Il contesto socioculturale sembra fare la differenza: dove si riscontrano carenze di stimoli positivi per la persona, come la scuola, il lavoro, lo sport, l'adrenalina della scommessa riesce più facilmente ad infettare la vittima, contribuendo a distruggere non solo la psiche della persona ma i legami affettivi e professionali che ha creato in precedenza.

Alla luce di questi dati, sembra che la soluzione proposta dalla Giunta bolognese sia la migliore per allontanare le persone più fragili dalla tentazione.