26 Novembre 2013: Celtic-Milan di Champions League deciderà il destino di Allegri. Appeso a un filo di Scozia, il tecnico a tempo determinato potrà aggiudicarsi il diritto di allenare i rossoneri fino al match successivo se uscirà indenne dalla trasferta britannica. E via così fino alla fine della stagione. Qualcuno addirittura pensa che il mister sarà sostituito a qualificazione matematicamente acquisita. Non una bella prospettiva per lui, in entrambi i casi.

Il continuo carico-scarico di allenatori non è pratica abituale all'Ac Milan e ciò fa onore a Berlusconi.

Ma la precarietà in cui versa la panchina del livornese sin dalla fine della stagione scorsa non è cosa buona e probabilmente nemmeno giusta. Apparteniamo alla scuola di pensiero che dà molto peso alle prestazioni di una squadra senza limitarsi alla lettura del risultato finale delle partite. Neanche - anzi soprattutto - sotto questo punto di vista Allegri dovrebbe sentirsi sereno, ma il differente metro di giudizio non è irrilevante ai fini della valutazione dell'operato della società.

Società che, a sentir Galliani, dà fiducia al mister ma non dimentica "che il destino di un allenatore dipende dai risultati". Se la traduzione è "contro il Celtic non è importante la prestazione ma il risultato", crediamo che qualche milanista storcerà il naso.

Se Berlusconi non apprezza il lavoro di Allegri e ha già deciso di sostituirlo, la recente conferma sulla panchina rossonera è un dimostrazione di forza o di debolezza della proprietà? Dobbiamo rispetto a una società che non silura a cuor leggero il proprio tecnico o dobbiamo pensare che il non più giovanissimo presidente chiamato a un ricambio generazionale e a una rivoluzione manageriale interna manchi di quella sicurezza e determinazione nelle scelte che invece in passato gli fruttarono così tanti successi?

Il tifoso rossonero medio si è fatto un'idea del tipo: il presidente è stanco, lo testimoniano le ultime campagne acquisti con qualche botto con pagamento a lunga dilazione, le molte cessioni plurimilionarie e le relazioni non solo di cortesia con danarosi interlocutori arabi; Galliani, l'ad in carica non si sa fino a quando, è stato in parte esautorato dalle dichiarazioni ufficiali della giovane e ambiziosa erede al trono Barbara, tutt'altro che smentite dal padre-padrone; l'allenatore è ancora in sella per mancanza di alternative.

Il milanista è tradizionalmente appassionato ma non umorale. Non gli basta il contentino e ha memoria di ferro: le promesse sono debiti, piuttosto meglio che non se ne facciano se non possono essere mantenute. La linea tracciata negli ultimi anni dall'ex club di Via Turati è ondivaga, sia nelle scelte tecniche che nella correlazione tra il detto e il fatto.

Nell'alto dell'ufficio panoramico della nuova sede sociale al Portello, il dubbio del presidente rossonero sembra andare ben al di là della sostituzione di Allegri.