Saràpure antipatico agli anti-juventini, a volte arrogante, spessoirascibile e chi più ne ha più ne metta. Mauna cosa è chiara oramai: Antonio Conte, da Lecce, è il migliorallenatore dell'anno appena concluso, come testimonia il premio"globe soccer award" che gli è stato consegnato aDubai.



Aldi là di un simbolico riconoscimento però, il "miracolo"sportivo del tecnico salentino è sotto gli occhi di tutti: vincere èdifficile, ma farlo negli anni, costruendo qualcosa di solido eduraturo, lo è ancor di più.



Annifa, quando allenava nell serie "cadetta", Conte proferì una frasesintetica, che racchiudeva però molti significati mostrando tuttolo spessore di un allenatore e soprattutto di un uomo: "Se entro 5anni al massimo non vado ad allenare la mia Juventus, smetto di farequesto mestiere".

Cel'ha fatta. Dopo la gavetta in B, con risultati sorprendenti (duepromozioni in A e una salvezza quasi riuscita con il disastratoArezzo) ed una parentesi in A non fortunata con l'Atalanta, riescefinalmente a coronare il suo sogno.

Laprima volta che si presentò a Vinovo, lo scetticismo serpeggiava intutto l'ambiente; figlio forse, di due anni sciagurati, dove laluce tardava ad arrivare e le domeniche sembravano sempre le stesse,grigie e cupe.

Maquando si presentò in conferenza stampa, il suo sguardo "cattivo"e quei concetti forti, espressi in un italiano "contratto",fecero cadere pian piano le riserve, lasciando spazio ad un coro checominciava a far "capolino" nei primi allenamenti: "Senza di tenon andremo lontano, Antonio Conte nostro Capitano…".

Laprima panchina in Campionato in bianconero, l'11 Settembre 2011 poi,racchiuse tutto il "credo" calcistico del nuovo mister: quel 4-1al Parma, frutto di un calcio aggressivo e spettacolare, che pochevolte si era visto in Italia negli ultimi tempi.

Epoi quella cavalcata fantastica, con l'imbattibilità mantenutafino a fine stagione, culminata in uno scudetto, senza precedenti econtro ogni pronostico.

Lastoria si è ripetuta l'anno seguente con un nuovo tricolore,introdotto dalla vittoria della sua prima Supercoppa Italiana e ilpiazzamento nelle prime 8 squadre d'Europa; roba da leccarsi ibaffi e da stropicciarsi gli occhi per chi fino a qualche tempo faqueste partite le guardava in poltrona davanti alla tv.

Lastagione odierna, "macchiata" da un'eliminazione precoce esfortunata al primo turno di Champions League, sta però procedendocon un andamento più forte e spedito in Campionato e con un'altraSupercoppa già conquistata; con un nuovo obiettivoaffascinante e quanto mai desiderato alle porte, ovvero la conquistadell'Europa League che vedrà la finale andare in scena proprionello "Juventus Stadium".

Tantirisultati ancora da raggiungere in futuro e nuove sfide da affrontareper Antonio Conte, che potrà consacrarsi nel tempo il top degliallenatori.

Alladomanda fatta da un giornalista qualche giorno fa riguardo allaconquista della Champions e se darebbe qualcosa pur di averla, lui harisposto sicuro come anni fa quando allenava nella serie cadetta:"Non darei niente, anche perchè in futuro so che la vincerò."

Lavincerà Antonio, la vincerà con la Juventus: perchè lui e la"Vecchia Signora" sono due cose in una, due veri innamorati chenon possono vivere l'uno senza l'altro, che da soli sarebbero"normali" e non qualcosa di speciale.

Cheil binomio Conte-Juventus continui allora; tutto continuerà adessere magico, fin quando quel coro si alzerà ancora una volta,forte e ridondante : "…senza di te non andremo lontano, AntonioConte nostro Capitano…".