Si è detto molto sul passaggio di quote dell'Inter dallafamiglia Moratti all'imprenditore indonesiano Thohir. La gestione della società sarà, più che negli anniprecedenti, improntata da una logica di mercato, attenta al bilancio efinalizzata al risultato economico. Per i tifosi dell'Inter, è una buona notizia? Proviamo acapirlo.

Moratti, per l'Inter, ha speso molto. Ha portato, nellacapitale meneghina, fior di campioni e, dopo anni di battaglie perdute, èriuscito, con Mancini prima e Mourinho poi, a vincere tutto ciò che una squadradi calcio può ambire a ottenere.

Gli ultimi anni, dopo la vittoria della Champions League,sono stati di declino; alcune scelte sbagliate (di allenatori e giocatori)hanno condizionato negativamente l'andamentodelle 3 stagioni passate e ciò è coinciso con gli anni nei quali, sempre piùinsistentemente, Moratti sottolineava l'importanza di tenere a posto i contisocietari.

I tifosi interisti non potranno contare su una generositàeconomica di Thohir pari a quella di Moratti. Con questi è stato il cuore, percosì dire, a farla da padrone per molti anni. Con il magnate indonesiano saràla ragione a prendere il sopravvento e le scelte saranno guidate più dallarazionalità che dall'istinto, più dal calcolo economico che dal piacereestetico.

Con Moratti si parlava di "patron", con Thohir siparlerà sempre di "tycoon" o "magnate", anche a fissare,linguisticamente, il passaggio da un'epoca all'altra della storia nerazzurra. I tifosi interisti, in fondo, hanno reagito in modo, osereidire, "flemmatico" al passaggio di proprietà. Di per sé, in effetti,sia il modello gestionale alla Moratti che quello alla Thohir possono esserevincenti o perdenti.

Moratti ha, talvolta, speso male i propri soldi, mentreanche in Italia ci sono imprenditori calcistici che riescono a essere vincentie contemporaneamente, ad avere bilanci molto positivi (il caso Pozzo è tra ipiù noti).

Inoltre mi pare che Thohir possa, realisticamente, puntareper qualche tempo sulla fiducia dei tifosi interisti, e il suo compito sarà, neiprossimi 12-18 mesi, di riuscire a porre basi solide per la crescita futura dellasquadra.

Il rischio che il nuovo presidente faccia promesse che non sianorealisticamente realizzabili esiste, e speriamo che eviti di cadere in questapericolosa tentazione. Avere come obiettivo la finale di Champions League del 2016 a Milano pareirrealistico (considerato che la stagione 2013-14 difficilmente vedrà l'Interqualificata in Champions, significherebbe che l'eventuale partecipazione alla competizione2015-16, la prima dopo anni di assenza dal più importante palcoscenicointernazionale, vedrebbe l'Inter in finale!).

La morigeratezza, in fatto di promesse, è sempre appagante,e, se consideriamo che comunque nelle bocche degli interisti è rimasto ancorail dolce sapore del triplete, bene farà il neo-presidente a sfruttare questomomento per costruire per il futuro nel rispetto di quello che lui consideragli obiettivi, anche economici, della società.

I tifosi non dovranno aspettarsi colpi da sceicchi arabi opetrolieri russi, ma potranno pretendere una sana gestione, che sappiavalorizzare la squadra nel mondo, i suoi asset e i suoi giovani. Passaggi,questi, fondamentali per poter sperare di ritornare nell'olimpo del calciomondiale.