La Milano del pallone è in crisi. Questo è il verdetto lasciatoci in eredità dal week-end calcistico di Serie A. Appaiate a quota 26 punti, Milan e Inter navigano nell'anonimato di metà classifica, ben al di sotto delle aspettative di inizio stagione. Seppur diverse per dinamiche e motivazioni le rispettive situazioni sembrano indicare una crisi talmente profonda da suggerire che per tornare in alto servirà molto tempo. E molto tempo è anche passato dal derby di Champions League del 2003, apice di un epoca in cui il calcio italiano dettava legge in Europa.

Allora ci si giocava l'accesso alla finale tutta italiana di Manchester che vide il Milan prevalere sulla Juventus e l'eroe di quella doppia sfida ricca di campioni fu un certo Andriy Shevchenko, Pallone d'oro l'anno successivo. Oggi nessun giocatore della stessa caratura internazionale gioca in casa a San Siro e un derby potrebbe valere al massimo un posto nella prossima Europa League: un chiaro segno di declino.

Milan, l'entusiasmo non basta 

Sulla sponda rossonera, nel giro di sei mesi, si è passati dall'entusiasmo incontrollabile dovuto all'arrivo di Pippo Inzaghi sulla panchina della prima squadra, a una deprimente crisi di gioco, idee e risultati nel mese di gennaio, culminata con la pessima prestazione di sabato scorso all'Olimpico contro la Lazio.

Nel mezzo si è visto il rendimento altalenante e incostante di una squadra che basa le sue fortune solo sulle fiammate dei singoli interpreti come Menez. L'esperimento del francese come falso nueve si è tramutato da arma vincente a suicidio tattico, con la squadra incapace di guadagnare campo con manovre ragionate e puntualmente schiacciata nella propria trequarti.

E la panchina del tecnico milanista ora traballa.

Inter, a Mancini serve tempo 

Sull'altra sponda meneghina si è già effettuato un cambio di allenatore, Mazzarri, guida tecnica di una squadra in crisi di gioco e risultati. La sconfitta subita in casa contro il Torino ha certamente creato qualche crepa nella ricostituita autostima nerazzurra, ma il ritorno di Mancini ha fatto bene all'ambiente e spinto la dirigenza ad attivarsi concretamente sul mercato.

Gli innesti di Podolski e Shaqiri hanno portato qualità alla rosa ma i due devono trovare ancora la migliore condizione fisica. Nonostante questo la manovra risulta ancora lenta e lontana dalla fluidità necessaria per arrivare alla conclusione pericolosamente. Anche in casa interista per la continuità di risultati servirà ancora tempo.