La lingua italiana si arricchisce di un nuovo vocabolo. Il lemma candidato ad ampliare il vocabolario della nobile lingua di Dante è 'petaloso', scritto da Matteo, un bambino di soli otto anni,durante un compito in classe. La maestra del piccolo alunno, ritenendo la parola meritevole di un'analisi più approfondita, ha inviato una lettera all'Accademia della Crusca per richiedere una valutazione tecnica e autorevole in merito.
La Crusca premia il piccolo Matteo
La risposta dell'Accademia, arrivata a tre settimane di distanza dall'invio della richiesta di valutazione, ha dato ragione al giovanissimo alunno.
"Caro Matteo – scrive nella lettera di risposta Maria Cristina Torchia, della redazione Consulenza linguistica della Crusca – la parola che hai inventato è una parola ben formata e potrebbe essere usata in italiano come sono usate parole formate nello stesso modo". La spiegazione della Crusca è semplice: parole come peloso o coraggioso significano rispettivamente 'con molti peli' o 'pieno di coraggio'. Entrambe sono poi formate da sostantivi come pelo o coraggio con l'aggiunta della desinenza -oso. Secondo l'autorevole Accademia è quindi possibile associare lo stesso ragionamento al vocabolo petaloso, ossia 'con molti petali'.
Complimenti anche dal premier Renzi e dal ministro Giannini
La creatività linguistica del piccolo Matteo ha ricevuto l'approvazione della Crusca ma anche il plauso di autorevoli esponenti del Governo.
Su tutti il Presidente del Consiglio Renzi, che affidandosi a Twitter ha elogiato il bambino e questa "storia bella per una parola nuova". Sempre tramite i social network è arrivata una dichiarazione di apprezzamento del ministro dell'Istruzione Stefania Giannini che ha twittato: "Bravo Matteo. La lingua è creatività e luogo di libertà".
Dal Miursi congratulano anche con la maestra, brava a guardare quel vocabolo diversamente da un semplice errore da cerchiare con la matita rossa, incoraggiando poi l'alunno a spiegare cosa volesse dire con quel termine e sottoponendo il quesito alla Crusca.Tanti elogi e un lieto fine cheportano però a chiedersi quanto oltre ci si possa spingere con la creatività nella scrittura. Si arriverà in futuro a giustificare con la creatività linguistica anche vocabolioggettivamentesbagliati come il celebre inzupposo di una nota pubblicità?