Uno su tre gioca all’estero. Stiamo parlando dei 28 calciatori convocati da Conte per la doppia sfida contro Malta e Bulgaria nell’ottica della qualificazione alla fase finale dei Campionati Europei del 2016 in terra di Francia. E’ un dato che fa riflettere e che sicuramente non giova alle sorti della Nazionale italiana, che nel ranking Uefa si trova al 12° posto (16° nel ranking Fifa), superata anche dal Galles, dalla Slovacchia e dall’Austria. Conte “conta” ancora sullo zoccolo duro costituito dalla difesa juventina e su qualche fresco ex (Pirlo e Giovinco), e deve rinunciare all’infortunato Marchisio, ma giocare in campionati diversi comporta una distorsione del modo di intendere il calcio nel proprio Paese, che è poi la filosofia della scuola di appartenenza.

Gli “emigrati” della maglia azzurra, tra i convocati di Conte giocano in Francia (Sirigu e Verratti nel Paris Saint Germain), in Russia (Criscito, nello Zenit San Pietroburgo), in Inghilterra (Darmian, da poco al Manchester United, e Pellè, nel Southampton), negli USA (Pirlo, al New York City), nel Principato di Monaco (El Shaarawy, nel Monaco), in Spagna (Immobile, nel Siviglia) e in Canada (Giovinco, nel Toronto). Peraltro, c’è chi deve farsi la trasvolata oceanica e scontare il jet-lag, come Pirlo e Giovinco. Ma è un problema che hanno molte nazionali, Brasile e Argentina in primis, con i loro campioni sparsi per il mondo.

Il problema di fondo è che Brasile e Argentina hanno abbondanza di scelta e spesso non devono scomodare, salvo che per le competizioni più importanti, Messi o Neymar, mentre Conte deve gradualmente trovare in Italia, dove in alcune squadre scendono in campo solo stranieri, valide alternative, e non basta far crescere i giovani dell’Under 21 (spesso in Serie B) perché potrebbe poi accadere che si accaseranno all’estero, con la riproposizione dei problemi di oggi.

Dal campionato italiano o da quelli stranieri, comunque, i giocatori che indosseranno la maglia azzurra hanno un comune obiettivo: far vincere la squadra, far vincere l’Italia, che di vittorie ha bisogno, e non solo nel calcio.