In passato alcune imprese sportive sono diventate soggetti cinematografici. Stiamo già pensando ad un attore che in futuro possa interpretare sul grande schermo il ruolo di Claudio Ranieri. Lo hanno definito un tecnico all'antica, nessuna rivoluzione tattica, pochi fronzoli, nessuna mania di protagonismo. Ranieri è l'anti-divo per eccellenza, così lontano dai vari Mourinho, Capello, Van Gaal o Guardiola. Ieri sera, alle 21.57 ora di Greenwich, Claudio Ranieri ha scritto qualcosa che resterà indelebile nella storia del calcio, l'ora in cui il Leicester City si è laureato campione d'Inghilterra per la prima volta, dopo il pareggio del Tottenham sul terreno del Chelsea (+7 il vantaggio della capolista a due turni dalla fine della Premier League).

Cenerentola al gran ballo

Claudio Ranieri era arrivato a Leicester la scorsa estate. La squadra, che fino a due anni fa militava in seconda divisione, veniva da una salvezza ottenuta in extremis. La cordata thailandese proprietaria del club aveva deciso per la rivoluzione; la tensione si tagliava col coltello dopo il pesante scandalo scoppiato durante una tournée in Thailandia, a causa di un sextape registrato da tre giocatori e condito da gravi affermazioni razziste. La dirigenza ha dato al tecnico romano carta bianca e lui ha semplicemente condito quella che ai tempi della Roma veniva definita "minestra": un modulo impostato sulla solidità difensiva, un 4-4-2 equilibrato con un centrocampo cortissimo che sa ripiegare a pieno organico e, nel contempo, ha permesso di esaltare le qualità del reparto avanzato.

Come nella favola di Cenerentola, il Leicester ha salito i gradini del palazzo reale e tutti hanno sgranato gli occhi.

Vardy e Mahrez, favola nella favola

Il Leicester di Ranieri è un'orchestra ma se proprio dobbiamo scegliere due solisti, non possiamo che citare Jamie Vardy e Riyad Mahrez. Fino a pochi anni fa Vardy militava tra i dilettanti, lavorava in fabbrica e si allenava solo di sera.

Oggi è tra i più forti attaccanti d'Europa, ha fiuto del gol ed una grinta fuori dal comune. Claudio Ranieri dice di Jamie che "pressa anche le tribune", c'è da credergli. Mahrez è franco-algerino, ha scelto la cittadinanza del Paese nordafricano per giocare in Nazionale. Fino a due anni fa militava nella serie B francese con il Le Havre.

A Leicester è arrivato nel 2014 ed in questa stagione con Ranieri gioca stabilmente come esterno d'attacco sulla fascia destra. Si tratta di un mancino naturale dotato di grande tecnica. Entrambi sono la dimostrazione di come il tecnico giusto possa valorizzare giocatori di talento che sembrano invece destinati a vivere una carriera nell'anonimato.

Una lezione per il calcio italiano

Ci ostiniamo a chiamare il campionato italiano "il più bello del mondo". Niente di più lontano dalla realtà perché oggi la serie A italiana è povera di talento, di contenuti, di basi economiche. Ma ecco che a dare lustro al nostro calcio arriva un tecnico ormai snobbato in patria ma capace, con una ricetta semplice, di portare una piccola squadra a battere i giganti di un torneo che oggi è complessivamente superiore a quello di casa nostra.

Ranieri ha semplicemente tirato fuori il meglio dal gruppo che aveva a disposizione, oltre che dai citati Vardy e Mahrez, dal capitano Wes Morgan al figlio d'arte Kasper Schmeichel, ai vari Simpson, Kantè, Schlupp, Okazaki, Fuchs, Huth. Nomi che fino a pochi mesi fa dicevano poco o niente e che da ieri sera sono nella storia del calcio. Serietà, sudore ed umiltà sono tre massime dello sport che in Italia abbiamo dimenticato. In tanti nel Belpaese faranno spallucce dicendo "è stato un caso". Sono i casi come questo che riscrivono la storia dello sport e fanno ancora innamorare del calcio. Questa storia l'ha scritta un italiano ma è quasi un extraterrestre in quest'Italia che riduce il calcio in beceri dibattiti da social network o squallide vetrine televisive dove sfilano opinionisti incompetenti e procaci starlettine.