Negli ultimi giorni, le cronache sportive e quelle giudiziarie si sono nuovamente intrecciate. Ad essere sotto accusa è la Juventus per i rapporti che certi suoi dirigenti potrebbero aver avuto con alcuni rappresentanti di gruppi ultras, anche con la collaborazione della criminalità organizzata presente nel nord-ovest d'Italia. Nel corso dell'inchiesta "Alto Piemonte", i pm di Torino hanno indagato sul business del bagarinaggio e, secondo quanto riportato dal Fatto Quotidiano, avrebbero fatto emergere rapporti ravvicinati fra i dirigenti ed i gruppi di tifosi organizzati.

Questi ultimi, in cambio della garanzia che sarebbero stati evitati incidenti allo stadio, si sarebbero visti concedere dalla società biglietti ed abbonamenti. In questo modo, per usare le parole del procuratore federale Giuseppe Pecoraro riportate dal Fatto Quotidiano, sarebbero state violate disposizioni di "norme di pubblica sicurezza sulla cessione dei tagliandi per assistere a manifestazioni sportive (...) favorendo, consapevolmente, il fenomeno del bagarinaggio". È bene precisare che ad oggi non risulta esserci alcun tesserato della Juventus tra gli indagati dell'inchiesta penale: questo però non significa che la società bianconera non rischi nulla sul piano sportivo. Andiamo quindi a vedere cosa potrebbe accadere da questo punto di vista, visto che qualcuno ha anche parlato della prospettiva di una penalizzazione in classifica o addirittura di una retrocessione a tavolino.

Quali regole sarebbero state violate?

L'inchiesta della Procura Federale proverà a capire se la Juventus si sia resa colpevole della violazione dei commi 1, 2, 3 e 9 dell'articolo 12 del Codice di Giustizia Sportiva.

  • comma 1: "Alle società è fatto divieto di contribuire, con interventi finanziari o con altre utilità, alla costituzione e al mantenimento di gruppi, organizzati e non, di propri sostenitori, salvo quanto previsto dalla legislazione statale vigente";
  • comma 2: "Le società sono tenute all’osservanza delle norme e delle disposizioni emanate dalle pubbliche autorità in materia di distribuzione al pubblico di biglietti di ingresso, nonché di ogni altra disposizione di pubblica sicurezza relativa alle gare da esse organizzate"
  • comma 3: "Le società rispondono per la introduzione o utilizzazione negli impianti sportivi di materiale pirotecnico di qualsiasi genere, di strumenti ed oggetti comunque idonei a offendere, di disegni, scritte, simboli, emblemi o simili, recanti espressioni oscene, oltraggiose, minacciose o incitanti alla violenza"
  • comma 9: "Ai tesserati è fatto divieto di avere rapporti con esponenti e/o gruppi di sostenitori che non facciano parte di associazioni convenzionate con le società"

Cosa rischia la Juventus?

Le violazioni ai commi 1, 2 e 3 prevedono un'ammenda da €10.000 ad €50.000.

Per i casi più gravi sono possibili delle sanzioni accessorie: obbligo di disputare una o più gare a porte chiuse o con uno o più settori privi di spettatori, fino alla squalifica del campo per una o più giornate di gara o a tempo determinato, fino a 2 anni. Per quanto riguarda la violazione del comma 9, il rischio per i dirigenti della Juventus è un'ammenda con diffida da €20.000, più eventuale squalifica a tempo o inibizione a svolgere incarichi in FIGC, UEFA e FIFA.

Nel complesso, i rischi per la Juventus nell'inchiesta sportiva sui rapporti con gli ultras (fermo restando che le colpe della società bianconera sono ancora tutte da dimostrare) vanno da una sanzione pecuniaria di importo relativamente basso ad una multa consistente, con annessa impossibilità di giocare le proprie gare interne allo Juventus Stadium causa squalifica per un tempo da stabilire. I dirigenti eventualmente coinvolti rischiano invece una squalifica, di durata da stabilire. Salvo sorprese, non esiste quindi la possibilità di una penalizzazione in classifica o addirittura di una retrocessione in categorie inferiori per la Juventus, eventualità della quale qualcuno aveva favoleggiato nei giorni scorsi.