Il dizionario da una definizione molto chiara di questa espressione. La sudditanza è quella condizione in cui qualcuno si trova nella posizione del suddito. Una posizione di timore, di reverenza nei confronti di chi ha influenza. Nel calcio non ci sono servitori nè serviti, c'è l'idiozia. Tanta, troppa.

Seneca diceva che non esiste vento favorevole per il navigatore che non sa dove andare. E forse in questa frase è raccolta quella che volgarmente viene chiamata sudditanza. Perchè in Italia ci sono squadre e squadre, c'è chi ambisce ad arrivare sopra tutti, c'è chi oltre ad ambire, agisce, c'è chi parla e a sproposito.

La questione della sudditanza sta forse sfuggendo di mano. Il caso Calciopoli, scoppiato nel 2006 e risoltosi in tempi record (due settimane), sarebbe dovuto essere quel terremoto che avrebbe dovuto fare piazza pulita: via il marcio, via le scorie del calcio sporco e da tavolino. A rimetterci, signori e signore, la Juventus. Già, proprio la Juventus, la squadra che, nello stesso anno, presterà giocatori alla nazionale italiana e francese per disputare la finale dei mondiali. Sette calciatori saranno utilizzati dai tecnici proprio quel 9 luglio 2006, Cannavaro diventa il difensore più forte del mondo (e, robetta, alzerà il pallone d'oro), Buffon si classificherà secondo e verrà eletto il portiere più forte di tutti i tempi.

Del Piero, Trezeguet, Thuram, Zambrotta, Camoranesi... i nomi che non compaiono in quella finale non sono da meno. Due a caso Ibrahimovic e Nedved. La Juventus, mestamente, scenderà in Serie B, ma ci rimarrà un anno solo.

Post Calciopoli

Qualcuno ha contato gli errori "pro-Juventus" nell'epoca post-Calciopoli? Per citarne qualcuno: in Bologna- Juventus c'è un rigore non fischiato su Marazzina, in Juventus-Frosinone Del Piero segna in fuorigioco, in Treviso- Juventus manca un rigore per la formazione di casa.

E così via. Qualcuno ricorda questi errori? Vi rispondo io: NO! La Juventus in quegli anni era una verginella allontanata da tutti, innocua, non pericolosa. Quattro anni dopo però la forza della Juventus cominciò a riuscire. E vince il primo scudetto. Si parla tanto del gol di Muntari, non del fuorigioco di Matri, neanche dei rigori assegnati al Milan, talvolta molto velleitari.

Trapattoni diceva che la Juventus è come un drago a sette teste, gliene tagli una, gliene spunta un altro, che non molla mai.

C'è che da sei anni a questa parte, una squadra su tutte non si accontenta di ambire a stare sopra tutti, ma agisce per arrivarci. All'estero la Juventus viene osannata e temuta, in Italia viene minimizzata, sfigurata. Il dossier del calcio pulito del 2006 evidentemente non ha dato i suoi frutti, o forse gli errori arbitrali ci sono sempre stati, ma quando a sbagliare è la Juventus allora tutto è più grande? Forse la Juventus è un alibi bello e buono per chi non vince mai. La verità è che la Juventus fa invidia, la Juventus è più forte di quasiasi club italiano. Stadio e nuovo logo sono una stupida testimonianza quando una squadra non perde da 30 gare in casa, quando vince da 5 anni consecutivi (quasi 6) lo scudetto.

Se poi cambi modulo e vedi Mandzukic adattarsi a esterno e all'88esimo scendere in difesa per conquistare un pallone inarrivabile, quando Higuain al 92esimo pressa l'avversario per cercarne l'errore che gli spiani la strada per la porta, allora forse non è sudditanza, ma forza. La malafede è un vizio di chi non riesce a capacitarsi della forza di questo club, la sudditanza psicologica una scusa per chi nel secondo tempo non tira mai in porta e non preoccupa minimamente Neto. E se la Rai dice che l'errore non è il presunto rigore su Albiol, ma il posizionamento della difesa del Napoli sul rigore di Cuadrado, se Sconcerti afferma che non si era mai vista così nettamente la differenza fra Napoli e Juventus, forse la sudditanza è davvero un'invenzione del nuovo decennio. E se le moviole smontano ogni lamentela, forse parlarne per settimane e mesi e anni diventa una perdita di tempo.