I tifosi milanisti si sono risvegliati con un pensiero fisso: sentir parlare Rino Gattuso significa recuperare il vero spirito del vero Milan. Diversissimo da quello di oggi nonostante il lavoro razionale, lucido e sano di Vincenzo Montella che sta salvando molto brillantemente il salvabile. E' accaduto ieri a Sky: un allenatore del Pisa (Gattuso riesce a far tifare i tifosi del Milan per una squadra...nerazzurra!) pacato, sereno, analitico. Soprattutto sul tema dei ricordi.

Il Gattuso post Istanbul

Non ce la faceva. Tanta era la sua rabbia sportiva nel cuore per la prima finale con il Liverpool, tanto era severo nella ricerca delle cause e della responsabilità.

Ha trascorso così quell'estate del 2005, Rino Gattuso. C'è chi lo ricorda a Taormina, alla vigilia di una partita benefica in programma allo stadio San Filippo di Messina per la sua fondazione "Forza Ragazzi", una partita fra la selezione 1982 World Champions e la squadra Amici di Gattuso. In quella vigilia, Rino era sereno per l'evento benefico, ma amaro sul resto. Non era contento, pur senza avere nulla contro il ragazzo che non c'entrava nulla, per il permesso accordato dalla società ad Esajas di far parte della Prima squadra. Non era contento dello spirito e della testa con cui Sheva aveva affrontato la finale di Istanbul. Forse l'ansia di fare anche lui gol come Crespo lo aveva innervosito, pensava Rino, in alcune clamorose occasioni da gol sfumate per un soffio.

Già per un soffio, quello che in una Finale può fare la differenza. Tutte cose che gli pesavano e che voleva sanare, migliorare. E che non lo rendevano sereno, tanto è vero che nella prima giornata di Campionato (ad Ascoli, 28 Agosto 2005), Ancelotti e Tassotti lo tengono in panchina. E un paio di giorni dopo, all'arrivo in Nazionale, Rino lo dichiara pubblicamente: "Visto che sono stato fuori ad Ascoli e Istanbul pesa ancora su di me, potrei anche andar via".

Esajas rappresentava una bella storia umana ed era un caro amico di Seedorf: Rino e il "Pantera" in spogliatoio non si sono mai amati, ma hanno sempre saputo convivere e poi essere uniti in campo per il bene del Milan.

Gli altri momenti critici di Rino

A seguito dello sfogo post-Ascoli, Rino trova il giusto equilibrio e torna a fare gruppo come sempre.

Anche se i fantasmi dell'abbandono tornano in lui dopo il Mondiale vinto a Berlino nel 2006. A tenere Gattuso in rossonero c'è lo stimolo di dimostrare a Sheva (che aveva esordito nel Chelsea baciando la maglia dei Blues...) che il Milan poteva essere forte anche senza di lui. Però agli amici, Rino lo confida: "Se la squadra non viene rinforzata, noi quattro o cinque potremmo anche pensare...". I quattro o cinque erano lo stesso Rino, Pirlo, Nesta, Kakà e Gilardino, i giocatori di quella grande squadra che avevano più mercato. Poi Rino guardava Carlo Ancelotti e gli tornava tutta la voglia di far bene, come avrebbe poi dimostrato nella finale-rivincita contro il Liverpool ad Atene nel 2007. Due anni dopo però siamo punto e a capo.

Nel 2008, Rino torna a percepire le difficoltà di rafforzamento della squadra e si accorda con Luca Toni, suo compagno di squadra in Nazionale: va bene, vengo al Bayern. Furono Adriano Galliani e suo papà, al termine della stagione conclusa al quinto posto senza la qualificazione Champions, a chiuderlo nella Sala delle Coppe di via Turati e a trattenerlo al Milan. Ancora per quattro anni, fino al 2012, quando l'allenatore era Massimiliano Allegri.