L'estate del nuovo 'Milan' dagli occhi a mandorla sta andando avanti accompagnata da suggestioni che sanno di antiche glorie. Disponibilità economica, finalmente, dopo anni di magra, sicuramente si, ma anche idee chiare, intenzioni dichiarate e soprattutto azione, mirata, precisa, fulminea, insomma si rischia di apparire scontati, ma è impossibile non pensare: "il contrario rispetto alla vecchia gestione", quando i tifosi rossoneri potevano dormire sonni tranquilli sulle loro sdraio al mare, col quotidiano sportivo sostituito dal volantino del supermercato sul tavolino del lido, sbirciando a malapena i programmi di Calciomercato alla tv, perché tanto fino all'arrivo dei famigerati "giorni del condor" non succedeva praticamente nulla.
La svolta
"Tempi di rinnovamento e transizione" si diceva, ma di progetti, dal Milan scudettato di Allegri in poi, al di là delle possibilità monetarie esigue, se ne sono constatati pochi. L'anno zero montelliano ha sicuramente gettato nuove fondamenta nell'immaginazione collettiva del popolo rossonero, è dallo scorso anno infatti, dal ritiro 2016/17 che le facce sembrano cambiate, le espressioni sui volti dei giocatori più convinte, una nuova consapevolezza di essere parte di un Milan che forse è arrivato al momento della svolta.
I risultati e la qualità di gioco dello scorso anno hanno infatti subito una sensibile impennata, un trofeo vinto dopo cinque anni, quella Supercoppa Italiana soffiata alla Juventus ai calci di rigore e diventata la leva per scardinare il tabù qualificazione Europa League.
Ovviamente, i puristi del Milan scintillante dell'era Berlusconi obietteranno sul modesto valore di questi successi paragonati all'abitudine ormai consolidata di "imbachecare" trofei, la normalità del passato. Ma le cose cambiano, gli altri ti raggiungono e ti superano, entrano in gioco nuove realtà, le gerarchie delle superpotenze calcistiche continentali assumono nuovi assetti a suon di campagne acquisti plurimilionarie.
C'è voluta una svolta epocale per risollevare il morale di questo Milan caduto in disgrazia, una svolta che al momento assomiglia molto alle altre del passato rossonero, il primo Sacchi, condottiero alla guida di un manipolo di giovanotti di belle speranze, l'Ancelotti di inizio millennio chiamato a risollevare le sorti di una squadra forse ancora più in difficoltà di quella ricevuta in dote da Vincenzo Montella.
Quest'ultimo ha dimostrato di saper dare un'identità al gioco e una compattezza ritrovata all'interno dello spogliatoio, adesso grazie ai nuovi arrivi potrà forse anche impostare una formazione veramente competitiva ad alti livelli.
L'arrivo di nuovi profili su cui fare affidamento
Infatti la qualità che tanto mancava è finalmente arrivata, Conti, Musacchio, Kessie, Andrè Silva e via dicendo, sono sicuramente profili su cui fare affidamento e che soprattutto colmano le lacune croniche, nelle loro rispettive posizioni del campo, che il Milan si è trascinate per troppo tempo. Da non dimenticare tanti temi importanti che accresceranno ancora di più il valore di questa rosa, dal rientro di quel "Jack di cuori" Bonaventura che tanto è mancato nella seconda parte della scorsa stagione e che con buone probabilità sarà il nuovo capitano, alla felice conclusione della logorante telenovela Donnarumma, dall'arrivo di quello che forse sarà il colpo più importante del mercato rossonero per il ruolo che ricopre e soprattutto per come lo ricopre, ovvero Lucas Biglia, atteso ormai a breve a Milano, al possibile top player da tutto esaurito a San Siro, Aubameyang, che intanto dialoga a distanza con la proprietà attraverso le dichiarazioni del padre.
Insomma, l'entusiasmo del primo giorno di ritiro, con la Sud presente dopo anni di voluta diserzione, potrebbe essere giustificato, questo nuovo Milan dal retrogusto esotico potrebbe somigliare veramente a quel Milan del primo Berlusconi o del ciclo ancelottiano, potrebbe veramente essere l'alba di una nuova egemonia rossonera in Italia ed in Europa, a patto però che non si pretenda tutto e subito e soprattutto che da questo migliorato roster Vincenzo Montella riesca a tirare fuori una squadra dove tutti siano funzionali al gioco e si muovano come un corpo unico. L'aria è quella giusta, quella che precede i grandi momenti.