Quella di ieri, 13 novembre, è stata una delle giornate più tristi per il calcio italiano: lo 0-0 contro la Svezia ha lasciato la Nazionale italiana fuori dal Mondiale di Russia 2018. Non succedeva dal 1958: in quell'anno, il più importante torneo calcistico fu disputato - guarda caso - in terra svedese, ma le squadre che allora avevano diritto ad accedere alla fase finale erano solamente 16, a differenza delle attuali 32.
Quasi 60 anni dopo, per la seconda volta nella sua storia (nel 1930 gli azzurri non parteciparono per altri motivi) l'Italia è fuori dai Mondiali.
La caccia al responsabile della debacle è partita, ma ancora nessuno di coloro che sono stati additati dai tifosi come principali "colpevoli" ha deciso di dimettersi: Ventura ha preso tempo dichiarando di voler parlare con i dirigenti prima di prendere una decisione affrettata; Tavecchio, colui che ha ingaggiato il Commissario Tecnico genovese e principale ideatore del progetto che si è poi rivelato fallimentare, è ancora alla presidenza della Federazione Italiana Giuoco Calcio.
Nei giorni che verranno, i responsabili dovranno uscire allo scoperto, riconoscere i propri errori e lasciare ai rispettivi successori e alla nuova squadra il compito di uscire da questa "apocalisse sportiva".
All'Italia costerà cara la mancata qualificazione al Mondiale.
A pagare, oltre ai tifosi e alla squadra, saranno anche la Federazione, gli sponsor, le aziende, la FIFA e tutto ciò che ruota intorno al campionato del mondo che, senza gli azzurri, sarà sì il più ricco di sempre, ma allo stesso tempo un po' più povero di quanto ci si potesse aspettare. La FIFA, ad esempio, perderà circa 100 milioni di euro dai diritti Tv delle emittenti italiane.
Anche la FIGC andrà incontro ad un danno economico non indifferente: tra sponsor e premi che sarebbero subentrati in caso di qualificazione, la Federazione dovrà rinunciare a circa 30 milioni di euro.
Indubbiamente, in questi giorni si sta scrivendo una delle pagine più buie dello sport italiano, destinata a ripercuotersi per molto tempo nel mondo del calcio ma anche in tutto il paese: un Mondiale, infatti, va ben oltre l'evento sportivo, potendo rappresentare, in positivo o in negativo, una vetrina per un'intera nazione.
Basti pensare, ad esempio, che negli anni in cui l'Italia si è laureata campione del mondo (1982 e 2006), il PIL ha fatto segnare un netto incremento rispetto all'anno precedente, addirittura il 2% in più nell'ultima edizione vinta dai ragazzi guidati da Lippi.
Pubblicità, viaggi, merchandising, turismo e consumi (bar, pizzerie e locali) che nel periodo dei Mondiali sono soliti far girare l'economia italiana, quest'anno senza gli azzurri al torneo in Russia verranno a mancare, e si prevedono grosse perdite per il nostro Paese, con una somma approssimativa che potrebbe aggirarsi intorno ai 10 miliardi di euro.