I numeri non mentono mai. Dati Opta (agenzia specializzata in statistiche) riferiscono di come i bianconeri siano la vera bestia nera del Napoli: nelle ultime 45 giornate di campionato, i partenopei hanno perso 3 volte, 2 proprio contro la squadra di Allegri.

La partita di venerdì tanto attesa dagli amanti del calcio ha visto trionfare il pragmatismo tattico del tecnico juventino, capace di imbrigliare ogni manovra offensiva di un Napoli sulle gambe, quasi irriconoscibile rispetto a inizio anno. Sarri rivendica il predominio territoriale (87 a 13) maturato in 90', caratterizzato però da un possesso palla sterile, e da una poca lucidità e brillantezza degli interpreti, causata, più che mai, da una rosa non troppo lunga.

Allegri dal canto suo ha puntato tutto sulla densità del centrocampo, mettendo in campo una squadra più corta nei reparti, con una difesa ritornata granitica soprattutto grazie alla crescita esponenziale di Benatia, e un attacco caratterizzato dalla rapidità e dalla fantasia di Douglas Costa a supporto di Dybala e del Pipita. Il Napoli è sembrato senza idee, scoraggiato e stanco anche nel voler cercare una 'porta sul retro', un piano B, per superare i muri innalzati con grande dedizione e sagacia tattica dagli juventini. La sensazione è quella di una vittoria importante per l'ambiente juventino, sì da un punto di vista della classifica, ma ancor di più da un punto di vista del messaggio che lancia: la Juve c'è.

Sliding doors?

E se doveva essere la partita della consacrazione per il Napoli fino ad ora capolista solitario, rischia per i partenopei di essere la partita della svolta per la squadra di Torino, per dare un cambio di marcia a questo inizio campionato assai turbolento. Pesa come una spada di Damocle la notte del San Paolo, marchiata a fuoco dal graffio di Higuain, che da vero gladiatore nell'arena, fischiato dai suoi ex tifosi, ha stretto i denti giocando con una mano, la sinistra, fasciata in seguito ad una operazione di soli 4 giorni prima.

Il Napoli, invece, deve guardare oltre, ripartire anzi partire, perché Rotterdam è lì a quasi 2000 km, in attesa di mercoledì: vincere ora più che mai è un imperativo. Non importa come, è l'unico risultato ammesso che permetterebbe ai campani di rimanere aggrappati alla speranza degli Ottavi, a patto che lo Shaktar ora secondo in classica a Donetsk contro il Manchester City di Guardiola non faccia nemmeno un punto. Ah a proposito, niente scherzi caro Pep!