La mancata elezione del presidente della FIGC non ci sorprende, così come non ci aveva sorpreso l'eliminazione della Nazionale dalla fase finale dei Mondiali di Russia. I segnali negativi ci stavano tutti, ad iniziare dalla difficoltà oggettiva di racimolare una maggioranza per uno dei tre candidati. Scegliere Damiano Tommasi era forse l'unica soluzione di 'rottura', gli altri due candidati alla fine erano un ponte della gestione Tavecchio. Comunque sia, dopo la fumata nerissima, la Federcalcio italiana verrà commissariata e non lo consideriamo un male assoluto alla luce di come sono andate le cose.

Vista l'incapacità dei vertici del calcio di riorganizzarsi dopo il risultato sportivo più deludente degli ultimi sessant'anni, forse è meglio che intervengano altri, esterni ai soliti noti, per avviare il necessario ed inevitabile processo di riforma.

La coerenza di Damiano Tommasi

Di Tommasi abbiamo però apprezzato la coerenza: nessuno tra i due candidati al ballottaggio rappresentava il cambiamento, su questo siamo d'accordo con lui e, pertanto, la decisione di far 'saltare il banco' la vediamo semplicemente come un'ovvia conseguenza. Ha ragione il presidente dell'Associazione Italiana Calciatori quando sostiene che "forse non è un caso che siamo fuori dal Mondiale". Alla fine la Caporetto azzurra contro la Svezia ha avuto l'effetto di scarnificare un cadavere, tale è l'intero sistema calcio in Italia.

Ci siamo risvegliati più poveri, ma lo siamo ormai da alcuni anni: poveri di talento sul campo, poveri di idee da parte di chi dovrebbe condurre la nave verso porti sicuri. In compenso siamo ricchi di passivi in bilancio e di strutture sportive fatiscenti. La mancata elezione del presidente federale ha tolto anche l'ultima illusione, quella che la citata nave sia una corazzata che, semplicemente, urge di una ristrutturazione in alcuni punti.

In realtà è una bagnarola che imbarca acqua da tutte le parti.

I commenti dei candidati

"Certamente è una sconfitta, ci sarà il commissario. Ma forse è giusto che qualcuno di esterno ci metta mano". Sono state le prime parole del presidente dell'AIC e candidato alla presidenza federale, Damiano Tommasi. L'ex centrocampista della Roma ha spiegato la sua scelta di non sostenere Cosimo Sibilia e Gabriele Gravina, i due candidati al ballottaggio.

"Nessuno dei due rappresentava l'auspicato cambiamento". In realtà, dopo che l'Assocalciatori aveva esposto il suo punto di vista, c'è tanto un tentativo in extremis di Cosimo Sibilia di salvare capra e cavoli. "Avevamo fatto un passo indietro per il bene del calcio - ha spiegato il presidente della Lega Dilettanti - riconoscendo a Gabriele Gravina la presidenza federale. Non ho ricevuto una risposta, prima hanno detto di essere d'accordo e che avrebbero dovuto consultare le componenti che sostenevano Gravina. Poi ho ricevuto una telefonata da Gravina che mi ha informato che non si poteva fare l'accordo". Questo è il motivo per cui Sibilia e la Lega Dilettanti hanno deciso di votare scheda bianca.

La risposta di Gravina, comunicata a mezzo stampa, è stata secca. "Il problema non sono le proposte di accordi che definisco volgari: non potevo accettare la presidenza a dispetto di cose che vanno oltre la Lega Pro".

I commenti dei club di Serie A

Delusi i presidenti dei club di Serie A. Per il numero uno del Napoli, Aurelio De Laurentiis, quanto accaduto alla FIGC "è stata solo una perdita di tempo e sapevo bene che sarebbe finita in questo modo. Il calcio va ricostruito dalle fondamenta". Più malizioso il patron della Sampdoria, Massimo Ferrero, che prima usa il termine "buffonata" e poi sottolinea quello che secondo lui è stato tutto "un piano per arrivare al commissariamento".

Ben venga il commissario

Alla fine il calcio è uno specchio fedele dell'Italia dei giorni nostri. Quanto accaduto all'assemblea federale che si è svolta all'hotel Hilton di Fiumicino è un pessimo esempio di becera politica tipicamente italico. Non sappiamo i termini dell'accordo proposto da Cosimo Sibilia, ma rientra in quella logica di spartizione delle poltrone che, in fin dei conti, è la stessa che ha portato la FIGC all'attuale sfascio. Non ci sembra che il bene del calcio invocato dal presidente della LND stia nel conservare ruoli decisionali nella stanza dei bottoni per chi, in fin dei conti, è stato partecipe dell'attuale disastro: se la rinascita del calcio italiano deve passare dal colpo di spugna verso una vecchia classe dirigente che, risultati alla mano, non ha portato alcun beneficio, allora ben venga il commissariamento.

Alla fine ciò che si è tentato di fare in Federcalcio è simile a tanti 'inciuci' utilizzati dalle forze politiche in parlamento che vengono mascherati come il tentativo di operare per il bene comune. Chi ama il calcio si è decisamente stancato di questi giochetti allo stesso modo in cui si è vergognato di una Nazionale quattro volte campione del mondo che viene fatta fuori da una squadra di modesti 'operai del pallone'. Fermo restando che quella eliminata dalla Svezia è forse la peggiore Nazionale di sempre, l'avversaria era comunque alla nostra portata. Dopo il meritato flop, ci siamo ulteriormente fatti del male tirando fuori improbabili quanto poco dignitose speranze di ripescaggio, andando alla ricerca di possibili scheletri nell'armadio delle altre Nazionali che hanno tagliato il traguardo sul campo.

Il fondo è stato toccato, crediamo sia il caso di smettere di raschiarlo.

Var, metafora del disastro italiano

La fumata nera in Federcalcio è arrivata a 24 di distanza da una delle giornate più polemiche dell'attuale campionato di Serie A. Un turno in cui i grossolani errori arbitrali hanno condizionato i risultati di alcune partite. In tanti hanno puntato il dito sulla Var, ma alla fine anche la più sofisticata delle tecnologie è assolutamente inutile se data in mano a persone sbagliate, non serve a nulla se un direttore di gara annulla in maniera incomprensibile un gol regolare al Crotone, ne convalida uno irregolare al Milan e concede un rigore inesistente al Napoli. Nulla di pro o contro le tre squadre citate, ribadiamo solo ciò che è saltato fuori al replay che sarebbe stato evidente con l'utilizzo della tecnologia.

Prendiamolo come un segno del destino, un momento di anarchia totale come metafora di un disastro senza precedenti. Una Nazionale che non arriva ai Mondiali, una Federcalcio commissariata al pari della Lega di Serie A, le più importanti emittenti private italiane che rischiano di farsi soffiare i diritti televisivi del massimo campionato da un'agenzia spagnola. Dinanzi a questo scempio, pretendere 'addirittura' una classe arbitrale competente ci sembra quantomeno pretestuoso.