La rosa della Juventus vanta anche giovanissimi di grande talento e tra questi spicca Moise Kean che nella seconda parte di stagione è letteralmente esploso, infatti ogni qualvolta è entrato in campo da titolare o a gara in corso ha trovato il gol. L’attaccante nato a Vercelli, ma di origini ivoriane, ha raccontato nell'intervista a “The Players Tribune” la sua passione per il calcio, nata fin dall'infanzia e coltivata nonostante le difficoltà economiche.
La gavetta
Moise inizia la sua testimonianza dicendo che ha trascorso la sua infanzia ad Asti, qui ha iniziato a giocare a calcio all'oratorio ed una volta avendo perso un pallone oltre una staccionata per ritrovarne un altro ha aspettato che il sacerdote si allontanasse per prenderne un altro dal cassetto che li custodiva: “Una volta ero così disperato che per giocare a calcio ho rubato il pallone ad un prete”.
Ogni settimane nel campetto dietro la chiesa disputava una partita con una squadra formata da sei ragazzi e ognuno doveva investire 10 euro e lui cercava di recuperarli in ogni modo pur di far parte della formazione. Chi vinceva prendeva tutto il gruzzolo. Sul campetto con il suolo d’asfalto il numero 18 bianconero ha imparato a stringere i denti quando subiva un contrasto pur di non farsi schernire. Tutti questi sacrifici l’hanno fatto crescere in fretta ed ha compreso che nella vita ci sono alti e bassi e nessuno regala niente per cui è diventato un ragazzo che gioca a calcio con un grande fame. All'epoca se riusciva a segnare anche all'ultimo minuto prendeva 60 euro per tutti, altrimenti si restava a bocca asciutta.
Juventus: un sogno che si avvera
La sua vita è cambiata quando è approdato alla Juventus. Avendo bruciato le tappe a 16 anni si allenava già in prima squadra e il momento in cui Massimiliano Allegri gli ha concesso di debuttare contro il Pescara non lo dimenticherà mai. Il giovane è entrato all’80’, al posto di Mandzukic, quando la Juve vinceva per 4-0.
Giocare insieme a Dybala, Cuadrado, Marchisio, Buffon era un sogno che si realizzava. Alcuni giocatori della Juventus stanno lasciando un’impronta indelebile sul diciannovenne e tra questi ci sono Chiellini e Dybala. Il numero 3 bianconero è spaventoso, perché quando contrasta gli avversari sa far male e lui ne sa qualcosa perché una volta ha beccato un colpo sulla gamba di cui è rimasta la cicatrice: “È cattivo”, questo l’aggettivo con il quale giudica il suo capitano.
Vedendo lavorare "la Joya" gli ritornano in mente i tempi dell'oratorio e pensa: “Cavolo questo ragazzo spaccherebbe all'oratorio”. Il diciannovenne non dimentica mai i ragazzi con cui ha iniziato per gioco la sua vita professionale.