Nello sport ci sono modi invero singolari di diventare celebre e scrivere pagine di storia, pensiamo ad esempio a Luigi Malabrocca che lottava (e non è un modo di dire) per la maglia nera del Giro d'Italia, quella dell'ultimo in classifica. Nel calcio si può diventare famosi per un gol realizzato o, nel caso di un portiere, per un intervento strepitoso, tanto da venire ricordato e rievocato di continuo. Edgardo Norberto Andrada, detto 'El Gato', è stato invece consegnato alla storia per un gol incassato, ma non una rete qualunque: fu infatti la millesima messa a segno in carriera dal calciatore più forte di tutti i tempi, il mitico Pelè.

L'estremo difensore argentino naturalizzato brasiliano è venuto a mancare, si è spento ieri 4 settembre all'età di 80 anni.

La carriera

In realtà ricordarlo esclusivamente per una rete incassata sarebbe abbastanza ingeneroso. Andrada fu un ottimo portiere, autore di una lunsinghiera carriera iniziata nei primi anni '60 con il Rosario Central e proseguita alla fine del decennio in Brasile con il Vasco da Gama. Ha inoltre indossato 20 volte la maglia numero 1 della nazionale argentina con la quale prese parte al Campeonato Sudamericano del 1963. La sua carriera è comunque legata a doppio filo al Vasco da Gama a cavallo tra gli anni '60 e '70 con cui vinse un campionato carioca ed un titolo brasiliano e del quale ancora oggi viene riconosciuto tra i migliori estremi difensori.

Tra l'altro nel 1971 venne premiato con la Bola de Prata, attribuita ai migliori undici ruolo per ruolo dalla rivista brasiliana Placar.

'Mi arrabbiai per quel gol di Pelè, poi l'ho adottato come se fosse un figlio'

La partita che lo ha reso celebre, paradossalmente, è legata ad una sconfitta della sua squadra. Era il 19 novembre del 1969 ed il Vasco da Gama ospitava il Santos di Pelé per un match della Coppa d'Argento che possiamo considerare un torneo antenato del campionato brasiliano.

La formazione paulista vinse 2-1 ed il gol del successo venne realizzato da Pelé su calcio di rigore, il numero 1000 della sua straordinaria carriera. "Sfiorai il pallone, ma non sono riuscito ad intercettarlo - ha raccontato anni dopo e per l'ennesima volta Andrada che quel giorno aveva 30 anni - e mi arrabbiai tantissimo.

Poi con il tempo mi sono anche abituato ad essere ricordato per quel gol, diciamo che l'ho adottato come se fosse un figlio", disse in un'intervista concessa nel 2012.

Le controversie extracalcistiche

Nel corso della sua carriera il suo nome risaltò, purtroppo, anche per questioni extrcalcistiche. Venne infatti accusato di aver partecipato a due omicidi, due militanti che si opponevano alla feroce dittatura militare che governò in Argentina dal 1976 al 1983. Sul suo capo anche altre accuse, come quella di essere stato una spia degli organi di repressione del regime, accadimenti veri o presunti che lui comunque ha sempre negato. Nello specifico, relativamente al duplice delitto, è stato scagionato dalla magistratura argentina.