Pochi giorni fa il ricovero in ospedale a Milano, oggi 20 giugno la triste notizia: Mario Corso non c'è più, il mancino geniale dell'Inter di Helenio Herrera è morto, avrebbe compiuto 79 anni il prossimo 25 agosto. L'Inter ha postato un tweet sul suo account ufficiale in cui ricorda uno dei più grandi calciatori che hanno vestito la maglia nerazzurra in oltre un secolo di storia e ha espresso le condoglianze alla famiglia.

Sedici stagioni con la maglia nerazzurra

'Mariolino', nato a Verona nel 1941, era arrivato all'Inter nell'estate del 1957, proveniente dall'Audace San Michele Extra.

Sarebbe stato l'inizio di una lunga favola e di una leggenda scritta con la maglia nerazzurra. Il suo periodo di massimo splendore calcistico coincide con l'epopea della Grande Inter, capace di dominare il calcio italiano, europeo e mondiale a metà degli anni '60. A Milano vince quattro scudetti nelle stagioni 1962/63, 1964/65, 1965/66 e 1970/71, due Coppe dei Campioni consecutive nelle stagioni 1964/65 e 1965/66 e due Coppe Intercontinentali nelle medesime annate. In totale ha disputato 509 partite in nerazzurro realizzando 94 gol tra competizioni nazionali e internazionali. Più controverso il suo rapporto con la maglia della nazionale dove non avrà ma l'opportunità di debuttare in un campionato nel mondo: giocherà 23 partite dal 1961 al 1971 segnando 4 gol.

Ma sarà proprio la doppietta realizzata nel 1961 a Tel Aviv contro Israele in un match valido per le qualificazioni ai Mondiali cileni del 1962 a dargli un soprannome che lo consegnerà per sempre alla mitologica calcistica, quando il ct israeliano Gyula Mándi affermerà a fine partita "non abbiamo giocato male, ma siamo stati battuti dal piede sinistro di Dio".

Il re della 'foglia morta'

Tra le specialità del suo magico sinistro sicuramente i calci piazzati, la punizione cosiddetta 'a foglia morta' che beffò molti grandi portieri. Divenne il suo marchio di fabbrica oltre che una delle armi più temute dallo squadrone allenato da Herrera. La sua posizione sul campo era quella del tipico trequartista anche se ai suoi tempi il termine non era ancora in uso.

Non era un gran corridore (Gianni Brera lo definì 'il participio passato del verbo correre'), ma era dotato di una straordinaria visione di gioco e faceva correre tantissimo la palla.

All'Inter anche da allenatore

Corso lascia l'Inter nel 1973 e si trasferì al Genoa dove giocò due stagioni per poi appendere le scarpette al chiodo nel 1975. Tre anni dopo inizia la sua carriera di allenatore nelle giovanili del Napoli e negli anni a venire vivrà anche un'esperienza nella sua Inter: prima come tecnico della Primavera e poi sarà chiamato in prima squadra nell'inverno del 1985 al posto dell'esonerato Ilario Castagner. Alla guida dei nerazzurri raggiunge la semifinale di Coppa Uefa nell'aprile del 1986 dove però si deve arrendere al Real Madrid. La sua ultima esperienza in panchina sarà a Verona nel 1992.