Una straordinaria generosità, grandi doti atletiche unite a buoni numeri dal punto di vista tecnico. Jurgen Klinsmann fece innamorare di se il presidente dell'Inter, Ernesto Pellegrini che lo volle a comporre il trio tutto tedesco della sua squadra, insieme a Lothar Matthaeus e Andreas Brehme, nella stagione successiva a quella dello scudetto dei record. I tifosi nerazzurri apprezzarono parecchio questo ragazzone biondo dal sorriso 'tranquillizzante' che sul rettangolo verde sembrava un 'tarantolato' ed era quasi immarcabile quando era in giornata.
Al nome di Jurgen Klinsmann, insieme a quello dei due citati compagni di squadra all'Inter, a Voeller, Littbarski, Augenthaler e, soprattutto, al CT Franz Beckenbauer che la Coppa del Mondo l'aveva vinta da giocatore nel 1974, è legato a doppio filo il terzo titolo iridato della Germania Ovest, l'ultimo torneo internazionale in cui la nazione teutonica si sarebbe presentata 'a metà'. Era l'estate del 1990 e da lì a pochi mesi la Germania sarebbe tornata una anche dal punto di vista sportivo. In occasione del trentesimo anniversario di Italia '90, Klinsmann ha concesso un'intervista a Spox.
'Sul momento non ti rendi conto dell'importanza di un titolo mondiale, pensi solo a festeggiare'
Klinsmann parte dalla notte di Roma, l'8 luglio 1990, quando battendo 1-0 l'Argentina la sua nazionale sollevò la Coppa del Mondo.
"Se vinci il titolo sarai ricordato per sempre - dice - ma in quel momento pensi solo a festeggiare e non ti rendi conto dell'importanza di ciò che hai fatto. Solo dopo, quando la tua carriera è finita e le persone ti parlano sempre di questo successo allora ti rendi conto di quanto sia stato speciale". Per la Germania, reduce da due sconfitte in finale nel 1982 e 1986, fu come sfatare una maledizione.
"Ogni Mondiale ha la sua storia - spiega l'ex attaccante dell'Inter - e Franz Beckenbauer aveva dato a quella squadra un volto completamente nuovo rispetto agli altri due Mondiali, soprattutto rispetto a quello del 1986 in cui era già CT. Per noi fu un momento speciale perché, sebbene i giocatori dell'est non erano ancora stati autorizzati a giocare con la nostra nazionale, il paese era tornato unito e quello fu il primo titolo per l'intera Germania".
L'importanza del 'kaiser'
'Kaiser' Franz fu il primo a capitanare (nel 1974) e allenare (nel 1990) una squadra campione del mondo. Secondo Klinsmann il suo lavoro fu assolutamente fondamentale per il titolo in Italia. "Era un allenatore molto preparato - ricorda - e ci dava sempre dettagli molto importanti sui nostri avversari e sulle loro idee tattiche: averlo come CT è stata un'esperienza fantastica. In realtà - aggiunge - Franz Beckenbauer rappresenta la più grande leggenda del calcio tedesco, come calciatore credo che soltanto Pelé può essere paragonato a lui. Possiamo parlare di Cristiano Ronaldo e Messi, di Maradona e Cruyff, ma secondo me nessuno di loro è paragonabile a Beckenbauer e Pelé perché nessuno ha cambiato e influenzato il calcio come loro: sono gli ambasciatori del calcio nel mondo".
Italia '90, il ricordo più bello di Klinsmann è la partita con l'Olanda
Al di là della finale vinta con l'Argentina che, onestamente, non fu una partita memorabile, il ricordo che è rimasto nel cuore di Jurgen Klinsmann è la sfida negli ottavi contro l'Olanda. Una sorta di derby di Milano al Mondiale, considerato che opposti ai tre tedeschi dell'Inter c'erano i tre 'tulipani' del Milan, Rijkaard, Gullit e Van Basten e il teatro della sfida era lo stadio 'Meazza'. "Una grande sfida che poteva essere tranquillamente la finale di quel Mondiale - evidenzia - ma l'Olanda andò male al primo turno e nel secondo gli capitò subito la sfida contro di noi. Eravamo desiderosi di restituire loro la sconfitta della semifinale degli Europei 1988".
Dal suo punto di vista, il match 'saltò' subito dal punto di vista tattico dopo le espulsioni di Rijkaard e Voller. "Ci ritrovammo dieci contro dieci, per me ci fu molto più spazio, io amavo avere tanto campo per correre". Klinsmann ebbe il merito di sbloccare il match a inizio ripresa, i tedeschi avrebbero poi vinto 2-1. "Dicono sia stata la mia miglior partita in nazionale, certamente è tra le mie preferite. Peccato - ribadisce - che arrivò troppo presto in quel Mondiale".