La spiaggia è quella inconfondibile di Copacabana, qui Oronzo Canà parla con due sedicenti talent scout italiani che gli promettono un contratto con un fuoriclasse brasiliano. Chi non mastica calcio può pensare a una semplice finzione cinematografica, ma siamo negli anni '80 quando era obbligatorio anche per una neopromossa avere uno straniero. Meglio se sudamericano, meglio se brasiliano, poco importa se si chiamasse Luis Silvio o Aristoteles. A differenza del primo, reale colpo di mercato della Pistoiese che nell'immaginario collettivo dei calciofili rappresenta il 'bidone per antonomasia', Aristoteles salverà la Longobarda.

C'è del vero in quella scena cult de L'allenatore nel pallone, la storia del calcio italiano è piena di incursioni in Brasile e dintorni da parte di dirigenti che spesso cadevano vittime delle trame di 'oscuri' procuratori e l'accostamento con Luis Silvio Danuello non è puramente casuale. A dare il volto ad Aristoteles in una delle commedie più famose degli anni '80 è Urs Althaus, è lui il talento brasiliano portato in Italia da Oronzo Canà (Lino Banfi), suggerito dai falsi procuratori Andrea Bergonzoni (Andrea Roncato) e Giginho (Gigi Sammarchi). L'attore svizzero, ospite di Sky Sport insieme a Lino Banfi, ha concesso un'intervista al Fatto Quotidiano, spiegando che in effetti il suo sogno sin da bambino era quello di fare il calciatore: "Ho giocato a Basilea e poi sono entrato nel Football Club Zurigo.

Non sono mai diventato un calciatore professionista per colpa di un incidente a un braccio in un'amichevole. Ho fatto il modello, ma io volevo essere Pelé".

Il Brasile nel cuore

Althaus spiega che per lui fu naturale accostarsi a O'Rey. "Quando ero bambino lui era molto famoso in Svizzera e mio zio me ne parlava sempre. Ero l'unico nero della mia città e, dunque, normale che mi ispirassi a Pelé".

Per girare le scene in Brasile, la troupe diretta da Sergio Martino si trasferì sul posto per tre settimane, Urs evidenzia il suo legame affettivo con il paese del samba. "Stupenda quell'esperienza in Brasile e poi era divertente stare con questi personaggi, ricordo che ridevo tantissimo. Poi siamo anche stati davvero al Maracanà a vedere il Flamengo, ricordo che davanti a noi c'erano bellissime ragazze che ballavano il samba".

L'attore rivela inoltre di aver letto il copione solo durante il volo per Rio de Janeiro. "Non avevo avuto molto tempo prima perché avevo appena finito di girare un film, ma era davvero ben scritto".

Il provino per 'L'allenatore nel pallone' e alcune scene memorabili

Aristoteles, nome filosofico che fa chiaramente riferimento a Socrates. Ma come nasce questo personaggio? Urs Althaus ricorda il provino con Sergio Martino nel 1984. "Il regista mi disse che cercavano un attore che sapesse anche giocare a calcio, io gli dissi che sapevo farlo e mi rispose che 'gli attori dicono sempre così'. C'era un pallone sulla mensola, lo presi e mi misi a palleggiare. Così ho avuto la parte". Tra le scene più esilaranti del film, quella in cui l'attaccante brasiliano che dorme in camera con l'allenatore piange perché, in preda alla famosa 'saudade' vuol tornare in Brasile.

"Lino mi aiutò molto durante le riprese, mi disse che dovevo tirare fuori le mie emozioni". Ma nel corso del film ha avuto anche 'maestri' d'eccezione per le scene sul campo, come Pruzzo, Graziani, Chierico e Ancelotti, i calciatori della Roma che compaiono davvero nel film. "Fantastico Cicco Graziani che, durante una pausa delle riprese mi chiese se volevo giocare con loro", e poi Carlo Ancelotti che gli diede suggerimenti nella scena in cui Urs batte davvero un calcio di punizione. "Il primo tiro lo avevo spedito in curva, lui mi spiegò come dovevo posizionarmi e ho fatto gol".