Sono stati 12 i club europei di calcio che, con a capo il Real Madrid, hanno innescato una "guerra calcistica", nel tentativo di salvare l'economia calcistica dalla crisi provocata dalla pandemia, con un nuovo campionato d’élite, che dovrà partire dal 2022 (o forse già dal 2021), e che varrà ben oltre i 4 miliardi fra diritti tv e sponsor.

Contrari la Uefa e la Fifa che definiscono la nuova Superlega una competizione chiusa e senza principi, non escludono la possibilità di espulsione nei confronti di chi andrà ad aderirvi.

Il patto fra i grandi club per la SuperLeague

L’annuncio del nuovo progetto che rivoluzionerà il mondo del pallone, superando l’instabilità dell’attuale modello economico del calcio europeo, è arrivato nella notte del 18 aprile, comunicato dalle 12 squadre fondatrici e finanziato dalla banca d’affari JP Morgan.

Le società “scissioniste” sono tra le più importanti d’Europa e sono: Milan, Arsenal, Atlético de Madrid, Chelsea, Barca, Inter, Juventus, Liverpool, Manchester City, Manchester United, Real Madrid e Tottenham Hotspur, e si conta di arrivare a 20 club associati.

La competizione, creata sulla base del modello dello sport professionistico americano, dovrebbe cominciare ad agosto e i club verranno suddivisi in due gironi da dieci squadre che si sfideranno a vicenda.

Le prime tre classificate di ogni girone si qualificheranno ai quarti di finale mentre le quarte e le quinte classificate si affronteranno in una sfida andata e ritorno per i due restanti posti disponibili per i quarti di finale.

La Fifa e la Uefa: questa guerra d’indipendenza del calcio non si deve fare

La Uefa e l'Eca, insieme alla Fifa, non tardano a rispondere alla minaccia Superlega, definendola come dannosa e pericolosa per il calcio europeo; oltre che una lega che non rispetta i principi fondamentali di solidarietà, inclusività, integrità ed equa redistribuzione finanziaria su cui si basa il calcio europeo.

Su questa opinione unanime si procederà a livello giudiziario e sportivo, al fine di evitare che venga portato avanti un progetto che si fonda sull’interesse personale di pochi club ricchi, in un momento che più che mai richiede invece solidarietà sportiva.

La guerra calcistica scoppia proprio oggi, quando il presidente della Uefa Ceferin si prepara all’annuncio ufficiale della parziale apertura degli stadi per l’Europeo di giugno, oltre che annunciare la nuova formula della Champions League che prevederà 36 squadre dal 2024, con 100 partite e al momento senza new company che dovrebbe gestire i diritti tv.

Nel frattempo, è lo stesso Andrea Agnelli che fa un passo avanti ritirandosi dall’Eca e dimettendosi anche dall'esecutivo della Uefa, precisando però che la sua squadra continuerà a partecipare alle rispettive competizioni nazionali fino all'inaugurazione della Super League.

Il no della politica a un calcio fatto per pochi

Da Boris Johnson a Macron, fino ad arrivare a Letta, la politica si schiera unita contro i piani della Superlega, vista come una minaccia per il principio di solidarietà, inclusione e merito sportivo, e che concentrerebbe l’attenzione sui club più ricchi e potenti.

Al momento restano fuori da questa rivoluzione calcistica, i club francesi che non hanno aderito, e verso i quali Macron esprime apprezzamento (ma non è escluso il coinvolgimento del PSG), usando invece toni duri contro i piani annunciati dai 12 club. La politica quindi si porrà a sostegno di quelli che saranno i provvedimenti che verranno presi da Uefa, Fifa, Lega calcio e le varie Federcalcio europee.