La Juventus è attesa da settimane impegnative fra calcio giocato, mercato e vicende giudiziarie. Negli ultimi giorni la società bianconera è stata come noto al centro di numerose campagne mediatiche collegate all'inchiesta Prisma con la quale Procura di Torino potrebbe inquisirla con le accuse fra le altre di falso in bilancio, ricorso a plusvalenze fittizie e manipolazione del mercato borsistico. A muovere la macchina dei media in particolare la girandola di intercettazioni diffuse appunto a mezzo stampa, cosa che ha innescato una serie di 'processi virtuali' in cui ognuno, addetti ai lavori e non, ha potuto dire la sua.
Ad esprimersi nelle ultime ore sul tema è stato Eduardo Chiacchio, noto avvocato esperto di diritto sportivo intervistato dal quotidiano Tuttosport, che partendo dal tema plusvalenze ha evidenziato come la giustizia si sia già espressa assolvendo la Juventus e tutte le società coinvolte nello scorso mese di aprile. Passando poi invece alla cosiddetta manovra stipendi Chiacchio ha sottolineato di essere rimasto sorpreso dal clamore che la cosa ha suscitato: "Nelle categorie inferiori tantissimi club per diverse ragioni chiudono accordi con i calciatori per non corrispondere tutte le mensilità davanti ai soggetti preposti, ovvero il sindacato. Differire gli stipendi è una pratica lecita e diffusa".
La manovra stipendi è lecita, diffusa e non illegale dal punto di vista amministrativo
'Riguardo alla manovra stipendi, la rinuncia agli emolumenti che hanno inciso sul bilancio, si tratta di attività lecite, diffuse e non illegali dal punto di vista amministrativo' - ha chiosato al riguardo l'avvocato Chiacchio - 'In relazione alle scritture private rinvenute occorre valutare se esiste qualcosa di doloso, solo allora la situazione potrebbe cambiare'.
La Juventus ha preferito trovare un'intesa economica con i giocatori invece di adire per vie legali
Chiacchio ha poi spiegato come lui abbia difeso delle società che sono riuscite anche ad ottenere il mancato pagamento degli ingaggi dei giocatori per 30 o 45 giorni nel periodo dell'emergenza sanitaria per il coronavirus. Anche la Juventus avrebbe potuto ottenere questo considerando il momento difficile dal punto di vista economico nel 2020 ma ha preferito trovato un'intesa economica con i giocatori: "Ci sono state società in Serie C e B difese dal sottoscritto che nel collegio arbitrale hanno ottenuto di non pagare 30 o 45 giorni ai giocatori che non avevano accettato la riduzione dei compensi pur non avendo giocato perché i campionati non si potevano disputare per via della pandemia.
La giustizia sportiva non può preoccuparsi di ciò che avviene in ambito di quella ordinaria. In molti casi, come difensore, ho affrontato processi di illeciti amministrativi che poi in via penale hanno avuto una sentenza tanti anni dopo rispetto a quella sportiva. Se si dovesse aspettare la giustizia ordinaria i campionati non potrebbero partire" ha concluso l'avvocato.
Non resta che seguire l'evolversi della vicenda da un punto di vista giudiziario per poterne capire di più. La Juventus tornerà ad ogni modo in campo il prossimo 4 gennaio con la sfida che la vedrà opposta alla Cremonese in casa dei lombardi.