Brooke è morta il 24 ottobre 2013. All'età di quattro anni aveva smesso di crescere, era alta 76 centimetri e pesava 7,3 chilogrammi. Per tutta la vita la sua malattia, chiamata sindrome X, fu studiata da scienziati e medici ma ancora oggi non si sa da cosa sia causata. Sin dalla nascita la bambina ebbe dei problemi, infatti naque prematura, pesava 1.8 chilogrammi. Questo problema è comune a molti nascituri ma Brooke presentava inoltre la lussazione anteriore dell'anca che causò la dislocazione degli arti inferiori verso le spalle. Dopo un'operazione chirurgica si presentava perfettamente sana.

La salute della bambina nei sei mesi successivi si aggravò, ebbe sette ulcere gastriche, attacchi di convulsioni e un ictus. Brooke passò per questo molti mesi in ospedale. Purtroppo il calvario della piccola non era finito qui, all'eta di cinque anni le fu diagnosticata una massa cerebrale che le provocò un coma. Quest'ultima al suo risveglio, inspiegabilmente, scomparve. Brooke si è spenta qualche settimana fa all'età di vent'anni, dopo una vita vissuta lottando contro una malattia rarissima e sconosciuta.

Alla ragazza non furono mai diagnosticate anomalie cromosomiche. Il suo DNA è ora in fase di studio, nella speranza che la ricerca possa produrre una svolta sorprendente nella ricerca medica.

Gli scienziai infatti pensano che lo studio della malattia di Brooke possa portare a scoprire l'elisir per rallentare o addiriura arrestare l'invecchiamento. Il dottor Eric Shadt, direttore dell'Isituto di Biologia Genomica al Mount Sinai e studioso del DNA di Boorke, dice: "Comprendere le cause della condizione di Brooke potrebbe fornire la chiave di volta per capire i processi di invecchiamento, ciò potrebbe portare a nuovi modi per aumentare la longevità e ridurre i disturbi legati all'età".



Un altro scienziato che studia il caso, il dottor Richard Walker, dice: "La maggior parte delle malattie sono legate all'età biologica. Se questo processo si potesse rallentare nelle persone con malattie ereditarie, come nel caso del cancro al seno, allora potremmo essere in grado di dare loro un po' di speranza prima della comparsa di quei geni negativi o, in qualche modo, trovare una cura per la malattia stessa."